Brillina e Donky: quando il teatro diventa inclusione

Un viaggio tra favola e realtà che ha già conquistato tutti
L’arte può abbattere le barriere più alte, quelle dell’incomprensione e dell’indifferenza, quelle che la società costruisce senza rendersene conto, lasciando indietro chi non rientra nei suoi schemi. Ma c’è un linguaggio universale che non conosce distinzioni: il teatro.
Il 2 aprile 2025, al Piccolo Teatro Comunale Valerio Cappelli di Martina Franca, andrà in scena Brillina e Donky, una favola scritta da Gianni Carbotti, pubblicata da Giacovelli Editore, e trasformata in spettacolo teatrale grazie alla collaborazione tra l’Unitalsi di Martina Franca e la Compagnia Le Quinte.
Uno spettacolo attesissimo, già sold out, a dimostrazione di quanto il pubblico abbia risposto con entusiasmo a un’iniziativa che non è solo artistica, ma profondamente sociale. Perché Brillina e Donky non è una semplice messa in scena: è un manifesto di inclusione, una dimostrazione pratica di come il teatro possa essere accessibile a tutti, valorizzando il talento e la sensibilità di coloro che troppo spesso vengono etichettati solo per le loro difficoltà.
Un viaggio fantastico, una realtà ancora più magica
La favola racconta l’incontro tra una puledrina e un asinello in un bosco incantato. Un viaggio straordinario attraverso la natura, l’affettività e la scoperta dell’altro, un’avventura che tocca corde profonde, richiamando temi universali come l’accettazione della diversità e il valore della collaborazione.
Ma il vero incanto non è solo nella storia. Il vero incanto è nel modo in cui questa storia prende vita. Gli attori principali saranno i ragazzi “magnificamente speciali” dell’Unitalsi, che reciteranno accanto ai professionisti della Compagnia Le Quinte, dimostrando che l’arte non esclude, ma accoglie e valorizza.

L’idea segue l’innovativo progetto del Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi, che da anni dimostra come il teatro possa diventare uno spazio in cui la disabilità non è un ostacolo, ma una risorsa. Perché il talento non ha confini e l’espressività non si misura con parametri rigidi, ma con la capacità di emozionare e di comunicare in modi diversi.
Chi assisterà allo spettacolo si troverà di fronte a qualcosa di più di una semplice rappresentazione. Si troverà di fronte a una realtà in cui le barriere culturali e sociali vengono abbattute, in cui il concetto di normalità viene rimesso in discussione, lasciando spazio a una visione più ampia, più autentica, più umana.
L’indifferenza: la barriera più difficile da superare

Se da un lato eventi come questo dimostrano che il cambiamento è possibile, dall’altro ricordano quanto ancora ci sia da fare. Perché mentre le associazioni e i volontari lavorano con passione per dare voce a questi ragazzi, troppo spesso le istituzioni restano ferme.
Si parla di inclusione, si celebrano iniziative come questa, ma poi? Poi tutto resta sulle spalle delle famiglie, dei volontari, delle associazioni come l’Unitalsi, che da oltre un secolo si impegna per garantire dignità, opportunità e spazio a chi ne ha bisogno.
Eppure, l’indifferenza è ancora lì. Quante volte questi ragazzi sono stati trattati come invisibili? Quante volte i loro bisogni sono stati ignorati? Quante volte le promesse della politica sono rimaste parole vuote?
L’accessibilità non dovrebbe essere un’eccezione, ma la norma. Non dovrebbe essere necessario un evento speciale per dimostrare che questi ragazzi hanno diritto a esprimersi, a raccontarsi, a essere ascoltati. E invece la realtà ci dice che senza iniziative come questa, senza il lavoro instancabile di associazioni come l’Unitalsi, molte porte rimarrebbero chiuse.
Il problema non è la disabilità. Il problema è la mancanza di strumenti, di politiche efficaci, di un impegno reale che vada oltre le parole di circostanza. E questa è una responsabilità che nessuno può ignorare.
Un successo che merita di essere ripetuto
Il sold out è un segnale chiaro: la gente ha voglia di partecipare, di emozionarsi, di sostenere progetti che fanno davvero la differenza. Ma non basta una singola serata per cambiare le cose. Per questo speriamo che Brillina e Donky possa avere un bis, magari anche un tris nelle ultime ore ci sarebbe l’adesione anche della Scuola Giovanni XXIII e la Grassi, entrambe di Martina Franca, ma il progetto è così coinvolgente da poter varcare i confini locali.
Ogni replica sarà un’occasione per diffondere ancora di più questo messaggio, per raggiungere più persone, per dimostrare ancora una volta che la diversità è una ricchezza e non un limite.
Chi non è riuscito ad assicurarsi un posto in teatro, potrà comunque vivere questa esperienza attraverso il racconto di chi sarà presente. Ma il nostro auspicio è che questo non resti un evento isolato, che il successo di questa serata convinca tutti – anche chi decide i bilanci e scrive le leggi – che il teatro inclusivo non deve essere un’eccezione, ma una realtà consolidata.
Perché sognare da soli è bello, ma sognare insieme è rivoluzionario.