Raddoppio del Tap, la Regione vorrebbe riscuotere una penalità, la multinazionale ricorre al Tar
Si riaccende lo scontro fra la società che gestisce il Tap ( Trans Adriatic pipeline), il gasdotto tanto contestato che, da qualche anno ormai, raggiunge San Foca, marina di Melendugno (LE), partendo dall’Azerbaijan, e la Regione Puglia.
Tema del contendere è una norma contenuta nella legge regionale n.28 del 2022 che prevede come le infrastrutture che trasportano gas arrecando un danno significativo all’ambiente naturale, debbano corrispondere una specie di penalità del 3% del valore commerciale del gas trasportato alla Regione Puglia.
La multinazionale ha in animo infatti di raddoppiare esattamente il volume di gas trasportato in Puglia, inserendo una nuova condotta accanto a quella preesistente. E sostiene, parere della Corte Costituzionale alla mano, che la norma contenuta nella legge n.28 non può essere applicata retroattivamente.
Per questo motivo, ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento dell’ingiunzione di pagamento ricevuta dal dipartimento Sviluppo economico della Regione Puglia la quale, da parte sua, fa notare come l’art.2 della legge sottolinei che la penalità vada versata non solo dagli impianti costruiti ex novo rispetto all’entrata in vigore della legge, ma pure da quelli sottoposti a semplice “potenziamento o trasformazione”.
Un nuovo capitolo quindi di una questione che ha profondamente lacerato la comunità pugliese, e salentina in particolare. Si ricorda in particolare, oltre alla ferma contrarietà della comunità di approdo del gasdotto, le discussioni in merito ad un approdo alternativo dello stesso, che il presidente della Regione i Emiliano in particolare aveva suggerito potesse essere l’impianto Enel di Cerano, a sud di Brindisi, in modo da consentire una riconversione dello stesso dal carbone al gas.
Valutazioni condotte dalla società di gestione e costruzione del Tap rilevarono come la folta presenza di poseidonia non rendesse fattibile tale localizzazione che, per la verità, anche nella comunità brindisina, non mieteva particolari entusiasmi, per usare un eufemismo.
Diverso è invece il discorso dei ben maggiori ristori ai quali la Regione avrebbe avuto di attingere da parte della multinazionale se non si fosse opposta al progetto. Esisteva però una fortissima contrarietà verso l’opera da parte della comunità locale, che spinse l’amministrazione regionale a far quadrato attorno alla stessa. Strano notare come nessuna contrarietà significativa si stia sollevando al momento rispetto al Pear, il Piano Energetico Ambientale regionale appena presentato, il quale prevede addirittura di quintuplicare la produzione di energie da fonti rinnovabili in Puglia entro il 2030 !
In che modo, chiediamo sommessamente, se non violentando definitivamente il volto di un paesaggio naturale così già duramente compromesso dagli interventi degli ultimi 10 anni in materia ?
Il danno all’ambiente lo arrecano solo i tubi sottomarini?