Galatina: donna cerca di soffocare l’anziana madre poi si autodenuncia.
Un fatto di cronaca verificatosi ieri a Galatina dimostra quanto l’equilibrio psichico di ognuno di noi percorra, specialmente in determinate circostanze della nostra vita, quelle che maggiormente ci sottopongono a stress e logoramento, un binario sottilissimo, dal quale è facilissimo deragliare.
Una donna di 60 anni, che da tempo accudiva l’anziana madre novantenne, sofferente di demenza senile, condividendo con lei l’abitazione e facendosi quindi carico di tutte le fatiche che un lavoro assistenziale tanto impegnativo comporta, l’ha prima picchiata e ha poi tentato di soffocarla con un cuscino.
Questo raptus matricida, fortunatamente, rientrava appena in tempo e la donna, riacquisito la necessaria lucidità ed il controllo delle proprie azioni, ha contattato i Carabinieri per autodenunciarsi del suo gesto. Gli agenti del locale commissariato, intervenuti sul posti, provvedevano contestualmente a chiamare il 118, che si recava sul luogo e constatava gli evidenti segni delle percosse sul corpo dell’anziana, la quale in seguito è stata trasportata presso l’ospedale di Scorrano, dove si trova in condizioni di salute che non destano particolare preoccupazione.
La figlia è stata nel frattempo denunciata con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, e dovrà cercare di ricostruire il contesto e le motivazioni che l’avevano indotta a mettere in pericolo la sopravvivenza della persona di cui si era presa per anni cura, probabilmente anche amorevolmente, eppure può accadere che l’accumularsi della fatiche, l’impossibilità di condividerne con altri familiari il fardello o la decisione, errata, di non chiedere la collaborazione di una badante, portino a un certo punto a perdere irreparabilmente il controllo delle proprie azioni. Nella vicenda di Galatina è piuttosto da rilevare come ci sia stata una persona in grado di tornare in sé e di comprendere come avesse bisogno di aiuto immediato per evitare di mettere nuovamente a repentaglio la vita di sua madre.
La salute mentale si dimostra quindi essere, ancora una volta, una tematica delicatissima, alla quale occorrerebbe dedicare molta più attenzione ed anche altrettante risorse, investendo sui centri di salute mentale molto di più di quanto si faccia ora, perché essi possano essere presidi sui quali poter fare continuamente affidamento in situazioni di difficoltà nonché connettori con i servizi socio-assistenziali.
I cosiddetti caregivers, termine inglese che sta per “coloro i quali si prendono cura dei familiari”, svolgono infatti un ruolo delicato. Se esso non ha supporti materiali nell’aiuto di altre figure assistenziali esterne, se esso non conosce magari neppure valvole di sfogo all’interno della famiglia, perché il resto della famiglia o non c’è proprio o non conosce significative relazioni al suo interno, possono verificarsi dinamiche tragiche, ce lo raccontano periodicamente le cronache giornalistiche.