Sulla riconversione della centrale a carbone di Cerano e sulla visita del ministro Salvini
La visita del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini in Puglia, a Bari per sostenere il candidato sindaco della Lega Fabio Romito, a Brindisi per intervenire principalmente sulla questione relativa alla riconversione della centrale a carbone Enel “Federico II”, lascia sul tavolo i nodi della questione occupazionale, pur proponendo una strada da percorrere per i lavoratori dell’indotto, coloro i quali hanno occupato le strade di Brindisi, assieme alle sigle sindacali, nella giornata del 31 maggio.
L’unica cosa certa al momento, come ha spiegato il sindaco Giuseppe Marchionna aprendo la conferenza stampa del ministro, è l’apertura di un tavolo interministeriale relativo alle varie vertenze legate alla “questione Brindisi”, convocato per il prossimo 11 giugno nella capitale, in cui si parlerà di appunto della questione legata ai lavoratori dell’indotto della centrale a carbone, che chiuderà definitivamente entro il 2025, così come della crisi del comparto chimico-farmaceutico (la procedura di cassa integrazione avviata nei confronti di 164 su 233 dipendenti di EuroApi e le preoccupazioni sul futuro dello stabilimento LyondelBasell, escluso dal piano di investimenti annunciati dalla multinazionale).
Arrivando al nocciolo della questione Cerano-Brindisi sud, una delle più grandi centrale a carbone dell’intera Europa, Salvini ha prospettato per le centinaia di lavoratori dell’indotto una nuova possibilità di reimpiego, data dalla possibilità di assemblare i pannelli solari provenienti dal sito industriale di Catania, di proprietà di Enel, per poi montarli lungo la rete ferroviaria nazionale. Non a caso, all’incontro di ieri erano presenti Nicola Lanzetta per Enel e Antonio Cannalire per Rete Ferroviaria italiana, secondo il quale i lavoratori del sito di Cerano potrebbero trovare una nuova sistemazione lavorativa in un ambito che non richiederebbe competenze che non siano assimilabili attraverso dei buoni corsi di formazione.
Salvini ha tenuto a fare presente che tale soluzione non avrebbe nulla di “assistenziale”, che tale ambito operativo verrebbe a coprire un’esigenza indiscutibile del settore industriale nazionale e offrirebbe per almeno una decina d’anni una prospettiva occupazionale ai lavoratori dell’indotto della centrale “Federico II”, chiosando così la chiusura della conferenza stampa: “Conto che qualcuno, stasera, sia un pochino più tranquillo, quando tornerà a casa dai proprio figli”.
Se a Bari il ministro ha trovato un’accoglienza poco calorosa per la sua tappa elettorale, giustificandola con l’orario lavorativo (le 18 n.d.r.) di un giorno feriale, nonché una schiera di rumorosi contestatori, anche a Brindisi il suo intervento ha provocato dei distinguo nelle file dell’opposizione. Sostanzialmente, si rimproverano al piano industriale prospettato un tentativo subliminale di fare propaganda elettorale per il suo partito ma anche, nel merito, una certa vaghezza e improvvisazione.
Il rappresentante della Regione per le crisi occupazionali, l’ex sindacalista Leo Caroli, fa notare ad esempio di come proprio l’ente regionale, che della questione è parte in causa, sia completamente all’oscuro dei dettagli dell’operazione. Pur dando il benvenuto a qualsiasi proposta che possa aiutare a fluidificare il problema occupazionale a Brindisi, Caroli fa notare come servano un chiaro piano industriale e dei progetti di riqualificazione per questi operai. Dubbi riguardo l’effettiva possibilità di reimpiegare in questo modo tutto le centinaia di lavoratori dell’indotto, peraltro facendoli lavorare a Brindisi o spostandoli lungo la rete ferroviaria nazionale, li esprime anche l’ex sindaco Riccardo Rossi.
A pochi giorni dall’evento che porterà Brindisi sui media di tutto il mondo per l’apertura del vertice del G7, queste sono quindi le questioni apicali da risolvere per il futuro della città. Con i lustrini e il clamore derivante dalla cena dei grandi della Terra (sic!) non si mangia, del resto. Quantomeno, mangiano in pochi.