Normativa sulla vaccinazione anti-Papilloma virus agli studenti: il Garante della Privacy chiede (giustamente) chiarimenti alla Regione Puglia
Una normativa approvata dalla Regione Puglia lo scorso 24 maggio in merito di vaccinazione contro il Papilloma virus ha suscitato le perplessità del Garante della Privacy, il quale ha concesso un mese di tempo alla Regione, “tenuto conto della particolare delicatezza dell’iniziativa, che vede coinvolti anche gli studenti minorenni”, come recita il nota ufficiale emanata, per fornire ogni informazione utile alla valutazione del caso.
Ma cosa propone la legge, peraltro approvata all’unanimità dal Consiglio regionale? Essa prevede che “l’iscrizione ai percorsi d’istruzione, previsti nella fascia di età 11-25 anni, compreso il percorso universitario, è subordinata alla presentazione di una documentazione che certifichi l’avvenuta vaccinazione anti Papilloma virus (…) un certificato rilasciato dai centri vaccinali delle Asl di riferimento, che attesti la somministrazione, l’avvio del programma di somministrazione oppure il rifiuto a sottoporsi al vaccino”.
Non si sa da cosa nasca tanto zelo da parte della Regione, ma il fatto che la legge abbia come promotori Pierluigi Localco, assessore alla Sanità nel periodo “pandemico”, e Fabiano Amati, qualche sospetto lo fa venire. Essi si sono distinti, infatti, nel periodo fra il 2020 ed il 2022, per essere fra i più oltranzisti sostenitori degli obblighi vaccinali anti Sars-Cov2, in una Regione che a sua volta si è distinta per misure altamente repressive dei diritti individuali, sfociati in normative del tutto dissennate ed anche palesemente illegali.
Basti ricordare la norma che autorizzava i genitori a lasciare i figli a casa anche quando le scuole furono riaperte, caso unico in Italia, o i centri vaccinali che il presidente Emiliano avrebbe voluto inserire all’interno delle stesse scuole primarie quando, alla fine del 2021, fu rilasciata l’autorizzazione alla somministrazione dei preparati genici anche ai bambini. Per non parlare di quando, alla fine del 2022, decadde la normativa che impediva ai medici non vaccinati o privi della “terza dose” di riprendere il loro posto nelle corsie ospedaliere e questa Regione si distinse, ancora una volta, per contrastare il pronunciamento del Ministero della Salute.
Tutto questo quando era noto ormai anche alle pareti delle case che i vaccini anti-CovSars2 non avessero alcun potere immunizzante, quindi per pura furia ideologica e vendicativa nei confronti di quella sia pur piccola percentuale di cittadini che aveva contrapposto fin dall’inizio una diversa narrazione a quella ufficiale, che un’infinità di elementi fattuali hanno poi dimostrato essere tutt’altro che fallace, resistendo agli assalti forsennati dell’inquisizione sanitaria.
Alla luce del recente passato è quindi possibile leggere questa nuova, inaudita, fuga in avanti di cui la Giunta regionale pugliese si è resa protagonista. Lo scopo? A detta di Lopalco e Amati quello di ridurre il numero dei non vaccinati verso il Papilloma virus “alla percentuale di chi sceglie consapevolmente il rifiuto”. Ed è qui che è intervenuto l’Autorità garante per la protezione dei dati personali: il Regolamento europeo, scrive nella nota il Garante, sancisce un generale divieto di trattamento dei dati sulla salute. Inoltre, certificazioni che attestino l’avvenuta vaccinazione possono essere chiesti dagli uffici scolastici solo nel caso di vaccinazioni obbligatorie, qual era appunto il caso di quella contro il Sars-Cov2, allargata scelleratamente anche al comparto scolastico, come si ricorderà.
Da qui la richiesta di chiarimenti entro trenta giorni nei confronti della Regione, la quale dovrà spiegare cosa muova questo nuovo intento di schedatura nei confronti di eventuali “disubbidienti”.