Il delitto consumato fra Mesagne e Brindisi: contestato l’omicidio volontario aggravato da futili motivi ad Adamo Sardella
Ha risposto a tutte le domande Adamo Sardella, il 54enne brindisino, autore materiale dell’uccisione della cognata Irene Margherito, anch’essa di Brindisi, nell’ambito di quello che sarebbe dovuto essere un chiarimento fra i due e che poi è tragicamente degenerato nel ferimento mortale della donna.
All’uomo si contesta l’omicidio volontario aggravato da futili motivi, oltre che il tentato omicidio dell’uomo di Mesagne col quale la vittima era giunto all’appuntamento. Pare infatti che esistessero consolidati rancori fra i due cognati, derivanti da questione legate all’eredità ma aggravate recentemente dal fatto che Sardella non accettasse che la donna, dopo la morte prematura del marito, fratello di Sardella, avvenuta più di dieci anni fa, avesse intrapreso una nuova relazione. Nell’interrogatorio Sardella avrebbe infatti ammesso di aver sparato con l’intenzione di colpire il compagno di Irene. A Sardella è inoltre contestato il porto abusivo di arma da fuoco: una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa.
L’uomo è stato interrogato nel carcere di via Appia dal gip del tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, e dalla pm Paola Palumbo, nell’udienza di convalida dell’arresto in flagranza di reato effettuato dai poliziotti del commissariato di Mesagne e dai colleghi della Squadra mobile di Brindisi nel primo pomeriggio di domenica scorsa, lungo la complanare della superstrada che collega Brindisi a Mesagne, dove si è consumato il delitto.
Questa la dinamica dei fatti: Sardella era giunto sul posto prefissato per l’appuntamento, nei pressi della Cittadella della Ricerca, accompagnato da un parente, mentre Irene Margherito vi era arrivata accompagnata da quello che era appunto il suo attuale compagno. Sardella si era avvicinato a piedi all’automobile nella quale erano rimasta la coppia, ma sarebbe nato un acceso diverbio al culmine del quale, dalla pistola detenuta da Sardella, sono partiti tre colpi, uno dei quali ha fatalmente raggiunto al capo Irene, che era restata seduta sul sedile anteriore dell’automobile.
Seguiva quindi un’immediata colluttazione fra i due uomini, durante la quale restava lievemente ferito anche il compagno di Irene. Sul posto giungevano quindi gli uomini del commissariato di polizia di Mesagne, che provvedevano ad identificare le persone coinvolte mentre Irene Margherito veniva trasportata presso l’ospedale “Perrino”, dove sarebbe morta il giorno dopo. Anche il compagno di Irene veniva indagato a piede libero in quanto trovato in possesso di una spada modello katana, per il cui uso non aveva autorizzazione.
Come noto, la donna aveva espresso la volontà che, se le fosse successo qualcosa di irreparabile, i suoi organi potessero servire a salvare altre vite. E così è stato, visto che il prelievo degli stessi è stato effettuato dall’equipe medica del nosocomio brindisino nella stessa serata di domenica. Un gesto di grande generosità, evidenziato dalla dirigenza dell’ASL con un comunicato.
Intanto la 25enne figlia di Irene, Natalia, che l’avrebbe resa nonna fra poche settimane, ha voluto con dei messaggi sui social esprimere da una parte la sua ferma e comprensibile determinazione ad avere giustizia, dall’altro ha espresso una nota di disperata consolazione, pensando proprio al fatto che parte di sua madre continuerà a vivere.