Processo Stasi: Corte d’appello di Lecce riduce da 20 a 16 anni la pena per l’assassino

Pur lasciando confermate le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi per la morte del 19enne Paolo Stasi, la Corte d’appello del Tribunale di Lecce, in parziale riforma rispetto alla sentenza di primo grado, ha ridotto di quattro anni, da 20 a 16, la pena per il responsabile dell’omicidio, un 20enne ancora minorenne all’epoca dei fatti, di cui di conseguenza sono fornite solo le iniziali (L.B.)
I fatti risalgono al novembre 2022. Paolo Stasi scese le scale della propria abitazione, posta a Francavilla Fontana, in via Occhibianchi, per andare incontro alla morte, visto che si vide puntata di fronte un’arma di fuoco che L.B. dirà poi di aver voluto portare con sé solo per intimorire Stasi.
Il movente è infatti da rintracciare in un debito di droga che Stasi avrebbe contratto con il suo uccisore, il quale lo forniva di marijuana e hascisc al fine di preparare delle dosi atte alla vendita nelle piazze dello spaccio cittadino. Da quanto è emerso poi dalle indagini e dal processo di primo grado, nel quale L.B. si avvalse del rito abbreviato, accadeva invece che Stasi e sua madre detenevano parte di quel quantitativo allo scopo di consumo personale, fino ad aver accumulato un debito di 5 mila euro con L.B.
Segue invece la strada del rito ordinario il processo che si sta celebrando a Brindisi a carico del 23enne Cristian Candida, anche lui di Francavilla, il quale ebbe la sera del delitto accompagnò L.B. con la propria automobile in via Occhibianchi. Per lui il pm Giuseppe De Nozza è giunto a chiedere addirittura la pena dell’ergastolo, in virtù del fatto che egli avrebbe saputo che lo scopo col quale stesse accompagnando L.B. da Stasi non fosse puramente intimidatorio. Il 27 maggio l’avvocato difensore Maurizio Campanino, lo stesso di L.B., proverà a smontare la requisitoria del pm.
Fu, quello di Paolo Stasi, un delitto che scosse profondamente l’opinione pubblica, in virtù della giovanissima età della vittima, del fatto che si faticò moltissimo per rintracciare i responsabili dell’azione omicida non essendo emersi, se non con molta fatica, i presupposti ed il contesto nei quali la stessa maturò. Così come ha fatto certamente discutere il coinvolgimento indiretto nella vicenda da parte della madre di Stasi, anch’essa rinviata a giudizio per questioni legate al traffico di sostanze stupefacenti nello stesso processo a carico di Candida ma, soprattutto, segnata irrimediabilmente da una tragedia che la lega con un doppio filo a suo figlio.