PAPA FINO ALL’ULTIMO GIORNO È MORTO PAPA FRANCESCO

di Antonio Rubino
Il mondo si sveglia più solo, con un silenzio nuovo che somiglia a quello delle grandi partenze. È morto Papa Francesco. E ci piace scriverlo così, senza giri di parole, perché la notizia, nuda e cruda, ci perfora il cuore.

Papa Francesco è stato Papa fino all’ultimo giorno, fino all’ultima ora, fino all’ultimo respiro. Non si è mai tirato indietro, mai nascosto dietro la fragilità del corpo. Fino a ieri era lì, tra la sua gente, a benedire, a sorridere, a stringere mani, a farsi voce dei senza voce.
Ieri, Piazza San Pietro.
Un tramonto dorato ha avvolto l’ultima apparizione pubblica di Francesco. Sembrava stanco, sì, ma c’era. C’era con la sua sedia a rotelle, con il suo volto segnato dagli anni e dalla malattia, ma soprattutto con il suo sguardo dritto nel cuore della folla. C’era come solo i veri pastori sanno esserci: con tutto se stesso. Ha salutato i fedeli, ha benedetto un bambino, ha accarezzato il volto di un anziano, ha parlato di pace. Come se sapesse. Come se stesse lasciando in consegna le ultime parole del suo pontificato.
Il Papa che ha cambiato la storia.

Non era un uomo comune Jorge Mario Bergoglio. È stato un uragano mite, una rivoluzione silenziosa, un’eresia d’amore in un mondo abituato al potere e alla forma. Il primo Papa venuto “quasi dalla fine del mondo”, come disse lui stesso la sera dell’elezione, è riuscito a riportare il Vangelo nelle periferie dell’anima, a parlare agli ultimi, agli scartati, ai dimenticati.
Con lui, la Chiesa è tornata a camminare scalza, povera tra i poveri. Con lui, parole come misericordia, perdono, fratellanza hanno smesso di essere slogan e sono tornate carne.
Una commozione mondiale.
Il mondo lo piange, da Buenos Aires a Roma, da Kinshasa a Dublino. Le bandiere a mezz’asta, le lacrime sui volti, le candele accese nelle chiese, nei vicoli, nelle piazze. I leader del mondo – anche quelli che non lo hanno mai amato – oggi tacciono in rispetto. Perché Papa Francesco era scomodo, sì, ma vero. E la verità, quando si spegne, lascia un vuoto che fa rumore.
Fino all’ultimo respiro.

Francesco non ha mai rinunciato. Non ha abdicato, non ha lasciato. Ha scelto di restare fino alla fine, con la croce sulle spalle e il Vangelo tra le mani. È morto da Papa, nel cuore di una missione che non ha mai smesso di abbracciare. Fino all’ultimo sguardo, ha incarnato il senso profondo della parola “servizio”.
E ora?
Ora restano le sue parole. I suoi gesti. Le sue carezze. Restano i migranti accolti, i pranzi con i poveri, gli abbracci ai carcerati, le telefonate a sorpresa, le frasi sussurrate a chi stava per morire. Resta l’immagine di un uomo che non ha avuto paura di chiamare “fratelli” anche quelli considerati nemici.
Papa Francesco se n’è andato come ha vissuto: in silenzio, con umiltà, lasciando un’eredità enorme e un esempio impossibile da imitare senza tremare.
E allora sì, lo diciamo con il cuore in gola:
Grazie, Santo Padre. Grazie per non essere mai sceso dalla croce. Grazie per averci amato fino alla fine.