Smantellamento Centrale “Federico II”, parziale dietrofront del Governo

Per mesi a ragionare di un dato ormai acquisito, e cioè che il 31 dicembre 2025 significasse la fine di un’epoca per Brindisi ed anche, conseguentemente per la produzione di energia elettrica in Italia, con la definitiva chiusura della Centrale a carbone “Federico II” un impianto che, pur con gravi costi per l’ambiente e per la salute, ha rifornito di corrente elettrica la Puglia ed il Meridione d’Italia.
A questo scopo, il Ministero delle Industrie e del Made in Italy, aveva anche predisposto un bando aperto alle iniziative dei privati che volessero investire nell’area che sarebbe stata progressivamente liberata dalla colossale presenza della Centrale, bando che ha acquisito più di 40 manifestazioni d’interesse in vari ambiti produttivi.
Tutto si reggeva sull’idea che l’era del carbone fosse definitivamente archiviata insomma, e che l’Italia debba guardare agli investimenti in energie rinnovabili o anche, proposito dell’attuale Governo, agli impianti nucleari di ultimissima generazione.
La chiusura della Centrale posta a sud di Brindisi aveva anche, parallelamente, aperto un fronte conflittuale fra Enel, sindacati, istituzioni locali e lavoratori dell’indotto, con al centro proprio i timori legati alla tenuta occupazionale di un territorio già martoriato da varie crisi aziendali, e dove si sta giocando un’altra partita assai complessa, quella della chiusura dell’impianto di cracking di Eni-Versalis all’interno del petrolchimico, con i lavoratori dell’indotto che si sono associati in un comitato di autotutela.
Questo quadro è stato scombussolato negli ultimissimi giorni da alcune dichiarazioni di attori con un ruolo assolutamente di rilievo nella faccenda, gli amministratori delegati di Enel ed Eni, Flavio Cattaneo e Claudio Descalzi, ai quali si è aggiunto oggi il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, tutti concordi nel professare cautela: in soldoni, una cosa è cessare la produzione, che d’altronde è ferma dall’ottobre 2023, altra cosa è smantellare la Centrale, poiché essa potrebbe tornare a essere utilizzata in caso di emergenza.
Congelare sì, facilitare altri insediamenti industriali nel frattempo pure, ma senza compiere mosse che potrebbero rivelarsi azzardate per il futuro, per situazioni al momento non prevedibili. Così, se Enel sta già provvedendo allo smantellamento del nastro trasportatore, che serviva ad alimentare la Centrale con carbone trasportato dalle navi, in caso di necessità essa potrebbe tornare in funzione con quello portato di nuovo con i camion. Questa prospettiva, della durata di ulteriori cinque anni, avrebbe fra le altre cose il pregio di consentire ai lavoratori dell’indotto di tirare un mezzo sospiro di sollievo.