“Mi hanno definita una poco di buono” – Accuse sessiste per negare il risarcimento

Eleonora Coletta: “Ho perso mio marito e mio padre per Covid. E per l’ASL non merito risarcimento, ma disprezzo”. L’intervista a Puglia Press denuncia accuse sessiste che indignano l’Italia.

“Mi hanno definita una poco di buono.” Con queste parole l’avvocatessa Eleonora Coletta racconta l’umiliazione subita da parte della controparte legale dell’ASL di Taranto, che le ha rivolto accuse sessiste di gravissimo tenore nel tentativo di negarle il risarcimento per la perdita del marito e del padre, entrambi deceduti durante la pandemia da Covid-19 per presunte negligenze dell’Ospedale Moscati.
A rilasciare la denuncia pubblica è la stessa Eleonora Coletta, intervistata dal direttore Antonio Rubino per Puglia Press nel nuovo format “Botta e Risposta” . Un racconto lucido e potente, in cui si intrecciano dolore personale, dignità professionale e una violenza verbale che ha superato ogni limite. “Non solo ho perso due colonne della mia vita. Non solo sto affrontando un processo difficile per ottenere verità e giustizia. Ma sono stata anche offesa nella mia identità di donna e di persona”, afferma con forza.

Le parole rivolte contro di lei – “fedifraga”, insinuazioni sulla moralità e sulla condotta privata – sono più di una strategia difensiva: sono un attacco all’onore, un modo per delegittimare la richiesta di risarcimento trasformandola in giudizio morale. “Hanno voluto trasformare una tragedia familiare in una mia presunta colpa personale. È violenza psicologica travestita da diritto”, dichiara.
Nel video, L’avv.Coletta spiega come queste accuse non solo abbiano colpito la sua sfera privata, ma abbiano anche l’effetto di intimidire chiunque voglia far valere i propri diritti. “Mi sono sentita sola. Offesa come madre, come moglie, come professionista. Ma soprattutto come essere umano. La mia credibilità è stata attaccata con parole che nulla hanno a che fare con la giustizia”.
Il caso ha suscitato reazioni forti anche nel mondo legale e nell’opinione pubblica, portando alla luce il tema ancora attuale della violenza verbale e sessista nei contesti istituzionali. “Se queste cose succedono a me, che sono un avvocato, pensate cosa può accadere a una donna senza strumenti di difesa”, osserva Coletta.
Non si tratta solo di uno sfogo personale, ma di un grido che attraversa tutte le aule del Paese, anche quelle invisibili, dove il linguaggio si fa arma per sminuire, intimidire, colpire. “C’è un sistema culturale – continua Eleonora Coletta – che tollera queste uscite. Che le considera parte del gioco processuale. Ma non lo sono. Sono violenza pura”.
Nelle sue parole non c’è solo denuncia, ma anche determinazione. “Non ho chiesto vendetta, ho chiesto rispetto. Non ho mai cercato scorciatoie. Solo giustizia. E in cambio ho ricevuto insulti che nessuna donna dovrebbe più sentire”.
Il direttore Antonio Rubino, nella sua introduzione, ha sottolineato come Puglia Press abbia scelto di dare spazio a questa testimonianza non solo per il suo valore informativo, ma per accendere un faro sulla cultura di sopraffazione che ancora sopravvive in troppi ambienti. “Questo non è solo il racconto di una donna ferita, ma di un’Italia che deve scegliere da che parte stare”.
🎥 L’intervista integrale è disponibile su YouTube:
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