L’ambasciata israeliana infuriata col vescovo di Manfredonia: la verità che fa male…

L’ambasciatore israeliana presso il Vaticano, Yaron Siderman, è intervenuto pubblicamente, tramite un post su “X”, per stigmatizzare risolutamente le affermazioni che il vescovo della arcidiocesi di Manfredonia-San Giovanni Rotondo-Vieste, monsignor Franco Moscone, aveva pronunciato la scorsa settimana in una piazza di Bari, nel corso di una manifestazione a sostegno della popolazione palestinese.
Cosa aveva affermato in sostanza il vescovo? Che Israele ha dimenticato la tragica storia del quale il suo popolo è stato vittima nel ‘900: l’abominio dei campi di concentramento. E l’ha dimenticata perché a Gaza sta attuando, da un anno e mezzo, una vera e propria carneficina sulla pelle di milioni di innocenti, i civili che risiedevano in quella striscia di terra, che ora piangono le immani perdite umane e quelle materiali, i traumi orribili con i quali i superstiti dovranno convivere per il resto dei loro giorni, in special modo i bambini ovviamente, non ne parliamo se si tratti pure di bambini, tantissimi, orribilmente mutilati a causa dei bombardamenti.
Dopo una tregua fragilissima, nel corso della quale qualcuno si era divertito pure a pubblicare video nei quali Gaza sarebbe rinata come una specie di Las Vegas in salsa mediorientale, sono iniziate nuovamente le stragi sulla pelle di tantissimi innocenti, è ricominciata uguale a prima la furia devastatrice di chi fa si accanisce sulle poche strutture civili restate in piedi.
Queste parole, sacrosante, di denuncia, hanno fatto imbufalire l’ambasciatore, il quale sul social network ha scritto che Moscone “ha sminuito l’Olocausto, ha usato parole che fomentano l’antisemitismo e l’odio. Tale retorica, moralmente corrotta e fattualmente scorretta, dovrebbe essere pubblicamente denunciata da tutti”.
Siderman ha quindi provato a riproporre il solito schema difensivo usato da chi difende lo Stato di Israele ed il suo operato, quello cioè che chi lo denuncia sia affetto da “antisemitismo”.
In realtà, impeccabilmente, Moscone non si era limitato a commentare gli eventi successivi agli attentati terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, ma aveva ricordato che Israele porta avanti una politica di occupazione e segregazione fin dal 1947, con ciò dimostrando che chi utilizza la tragedia dell’Olocausto, strumentalizzandola, per costruirsi un’immunità rispetto alla propria prassi criminale è proprio Israele, che certo non avrebbe potuto fare quello che ha fatto se non avesse goduto, in tutti questi anni, della vergognosa complicità dell’intero Occidente.
Fortunatamente, l’appello dell’ambasciatore è stato ignorato, e sono giunte parole chiare in difesa di Moscone, oltre che da tantissime sigle del mondo pacifista, innanzitutto dalla Conferenza episcopale pugliese, che in una nota ha spiegato come “quanto espresso da padre Franco Moncone non ha alcun riferimento antisemita, né sminuisce in alcun modo la tragedie dell’Olocausto. Le sue sono state parole contro i conflitti e le politiche del riarmo”. Infatti, anche in questo caso del tutto legittimamente, il vescovo Moscone aveva affermato di vergognarsi a definirsi “europeo”, considerato il piano di riarmo in discussione in questo periodo che vincolerebbe i singoli Stati dell’UE a spendere in armi tutto quanto i vincoli di bilancio imposti dalla stessa, normalmente impediscono di spendere loro in spese sociali. Il trionfo dell’ipocrisia.
Queste affermazioni dimostrano peraltro la coerenza e l’equilibrio del pensiero di Moscone, severo allo stesso modo con tutti gli attori politici.