Indagato un parroco di Tuti per l’incidente mortale di Fabiana Chiarappa

Si colora di giallo la morte di Fabiana Chiarappa, la 32enne di Cellamare vittima di un incidente occorsole mentre con la sua moto, mercoledì sera, percorreva la provinciale che collega Putignano a Turi, città presso la quale prestava il proprio servizio di autista e soccorritrice nella locale postazione del 118.
Inizialmente tutto faceva propendere per un incidente autonomo, cioè di una uscita di carreggiata seguita alla perdita di controllo del mezzo, e al fatale scontro con un muro. Lo scenario è invece cambiato dopo che don Nicola D’Onghia, parroco di Turi e docente della facoltà di Teologia pugliese, ha reso spontanee dichiarazioni in commissariato di polizia la sera stessa del tragico sinistro, dopo esserne venuto a conoscenza.
Il religioso ha affermato che percorrendo la provinciale in questione ha avvertito a un certo punto un forte colpo provenire da sotto la sua automobile, una Fiat Bravo, come se avesse colpito un masso, e che il buio non gli aveva assolutamente consentito di scorgere in tempo un qualsiasi tipo di ostacolo presente sulla strada.
Tali dichiarazioni, pur rese spontaneamente, hanno spinto il sostituto procuratore della Repubblica di Bari, Ileana Ramundo, a iscriverlo nel registro degli indagati per omicidio stradale colposo e omissione di soccorso, certamente anche al fine di consentire a don Nicola D’Onghia di tutelarsi legalmente.
I suoi due legali, Federico Straziota e Vita Mansueto, in queste ore sono intervenuti pubblicamente per bloccare un colpevolismo al momento non ancora giustificato, visto che la testimonianza del parroco farebbe pensare al fatto che egli abbia potuto, inavvertitamente, colpire con la sua auto un pezzo della carrozzeria della moto o lo stesso corpo della povera Fabiana, senza che egli ne avesse determinato direttamente l’incidente.
Le ipotesi sul tavolo infatti sono più di una: incidente autonomo, allo stato attuale impossibile stabilire se fatale o no, oppure investimento di un’automobile pirata diversa da quella condotta da Nicola D’Onghia, passata prima di lui. Se fosse stato invece il parroco a travolgere la moto di Fabiana Chiarappa, la sua automobile, a rigor di logica, dovrebbe per forza recarne i segni sulla parte anteriore.
Si riveleranno a questo punto decisive le perizie condotte sia sulla moto di Fabiana sia sull’automobile di don Nicola, mentre l’autopsia è stata svolta già nel pomeriggio di ieri presso l’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari da parte del professor Davide Ferorelli.