Riforma legge elettorale, legge sull’ineleggibilità dei sindaci e piano rifiuti: tanti i nodi non risolti sul tavolo del Governo regionale

Nella maggioranza di centrosinistra che prova a portare a termine la legislatura sono molte le frizioni, le questioni sulle quali manca un accordo fra i movimenti politici che la supportano, sia a livello strutturale, sia da esterni.
In questo secondo caso, il riferimento è ai 5 Stelle, il cui capo politico Giuseppe Conte ha scelto vistosamente di alzare il prezzo di un accordo politico-programmatico col centrosinistra, sia a livello nazionale, prova ne sia il suo netto smarcamento sulla questione del piano di riarmo, sia nelle Regioni che andranno al voto quest’anno. E fra queste, è naturale che Giuseppe Conte abbia un occhio di riguardo per la sua regione.
Ad esempio, ieri è accaduto che il consigliere regionale pentastellato Cristian Casili abbia presentato una mozione sulla sospensione delle tanto contestate cartelle esattoriale dei Consorzi di bonifica, in attesa che sia verificato il lavoro effettivamente svolto dai Consorzi, mozione che ha diviso la maggioranza in Consiglio ed è passato con i voti dell’opposizione di centrodestra, mandando in bestia l’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia.
Per quanto riguarda invece le altre spine nel fianco della maggioranza, partiamo dalla legge sull’ineleggibilità dei sindaci che non si dimettano dalla propria carica sei mesi prima delle Regionali.
Tale legge, proposta dal gruppo di centrodestra La Puglia Domani, fu approvata a scrutinio segreto alla fine dello scorso anno, quindi anche con il sostegno di alcuni consiglieri del centrosinistra, evidentemente preoccupati di avere la concorrenza dei sindaci di una possibile lista a sostegno di De Caro come concorrenti per le elezioni regionali del 2025.
Tale approvazione ha fatto tuttavia andare su tutte le furie il PD e l’Anci Puglia, che ha manifestato pubblicamente la propria contrarietà prima ancora che lo stesso Governo Meloni la impugnasse davanti alla Corte Costituzionale.
Nella seduta del Consiglio regionale di ieri, il Presidente Emiliano ha fatto sapere di non avere intenzione di frapporre obiezioni rispetto a a tale impugnazione, a meno di iniziative da parte di qualche membro del Consiglio, che non sono arrivate. Quindi la Giunta regionale stessa è favorevole ad una sua modifica con la massima urgenza, poiché un giudizio sfavorevole sulla costituzionalità della stessa da parte della Corte giunto dopo le elezioni, ne invaliderebbe il risultato.
Tuttavia ancora non si conosce ancora la compattezza del centrosinistra attorno alla questione.
Anche sulla riforma della legge elettorale, la maggioranza traballa. In ballo c’è un disegno che prevede la presentazione di liste nelle quali sia tassativamente rispettato un rapporto 60%/40% nella rappresentanza fra i due generi, così come l’obbligo di esprimere una preferenza per uno e per l’altro, qualora se ne mettano due.
Ma si discute anche di un abbassamento della soglia di sbarramento: dal 4% attuale al 2,5%, vorrebbero i rappresentanti dei movimenti civici che hanno sostenuto la Giunta Emiliano. Non se ne parla, replica il PD.
C’è poi la questione del piano rifiuti, su cui abbiamo scritto negli ultimi giorni relativamente alle proteste da parte delle comunità del Salento. Non è forse un caso, allora, che proprio la salentina Presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, abbia trovato su questo il modo di aprire un ulteriore fronte di scontro con Emiliano, intervenendo in aula e chiedendo che il piano sia ridiscusso. Da parte sua, Emiliano ha replicato che il piano era stato condiviso con congruo anticipo col PD, quindi Capone avrebbe dovuto portare precedentemente, nel suo partito, le sue rimostranze.