Giochi del Mediterraneo, Elio Sannicandro polemizza violentemente con la nuova Struttura commissariale

Elio Sannicandro, ex direttore del comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2024, torna a parlare pubblicamente della gestione dell’evento con un intervento in cui cerca di dimostrare come, a suo dire, la sua organizzazione si stia discostando radicalmente dal progetto iniziale, per il quale Taranto aveva vinto la candidatura nel 2019.
“La candidatura di Taranto predisposta dall’Agenzia regionale Asset – l’Agenzia regionale strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territorio della quale Sannicandro è ancora presidente – nasce dal Piano Strategico “Taranto Futuro Prossimo” promosso dalla Regione Puglia e dal Comune per accompagnare la transizione verso un’economia ecosostenibile.
Queste linee guida – continua Sannicandro – raccomandano il riuso delle strutture esistenti, evitando sprechi e megaimpianti, prevedono una distribuzione delle competizioni su ampi territori evitando concentrazioni e lasciando un’eredità positiva al territorio soprattutto per la gestione del “dopo Giochi”. Il Masterplan proposto dall’Asset prevedeva l’utilizzo di oltre 40 impianti esistenti a Taranto e in altre 20 città della provincia e del Salento. Come nuovo impianto era previsto lo Stadio del Nuoto, per colmare una carenza dell’intero territorio. Inoltre erano previste due palestre polifunzionali in quartieri popolari di Taranto, concepite come luoghi di aggregazione socio-sportiva e culturale, con tecnologie innovative per assicurare una gestione efficiente a basso impatto ambientale”.
Era inoltre previsto che gli atleti dovessero soggiornare nel “Villaggio Valentino” di Castellaneta, una struttura capace di ospitare fino a 3600 atleti, e che lo stadio “Iacovone” di Taranto fosse realizzato grazie ad una sinergia fra pubblico e privato, in grado di realizzare, a detta di Sannicandro, un impianto nel quale lo stadio si sarebbe integrato in un progetto di riqualificazione complessivo, volto a farne anche una specie di polo commerciale, secondo il modello delle strutture sportive statunitensi insomma, e con un costo di soli 18 milioni di euro.
Rispetto a questi due aspetti centrali dell’organizzazione, la gestione commissariale guidata da Massimo Ferrarese avrebbe, secondo Sannicandro, preso una direzione inopinata, in ordine innanzitutto ai costi, poiché ospitare gli atleti all’interno di navi da crociare ormeggiate all’interno del porto di Taranto avrebbe costi pari a 10 volte quelli preventivati nel caso fossero ospitati all’interno di strutture ricettive della zona, mentre il costo a carico dello Stato per il rifacimento dello stadio sarebbe passato da 18 a 62 milioni, senza tuttavia garantirne la sua integrazione con edifici di tipo commerciale.
Ma lo stazionamento per 20 giorni di navi nel porto avrebbe anche gravi ricadute sul piano dell’inquinamento in un contesto già tanto stressato.
Sannicandro aggiunge anche il caso della palestra polifunzionale che sarebbe dovuta sorgere nel quartiere Salinella, e che è stata sostituita dalla costruzione di una pista al coperto di atletica leggera, che egli ritiene del tutto incomprensibile per una città del sud.
Alla base di queste modifiche c’è secondo Sannicandro la sua estromissione dal Comitato organizzatore, voluta dal governo Meloni subito dopo il suo insediamento e giustificata con argomentazioni, che egli ritiene risibili, relative ai ritardi nella definizione degli impianti e nell’assegnazione delle gare e la sua sostituzione con un nuovo Comitato costituito, scrive, “da soggetti di nomina statale, la cui nomina non sembra aver seguito i criteri della competenza in termini di organizzazione di grandi eventi, privando inoltre la Regione Puglia e gli enti locali di ogni ruolo operativo”, senza risolvere, a suo parere, anzi creando gravi e sostanziosi problemi in merito all’avvio dei bandi di gara e alla partenza dei lavori.
Attendiamo a questo punto la replica del Commissario Ferrarese.