Castello di Oria, non c’è accordo sulla gestione fra proprietà e Comune

Il bene architettonico simbolo di Oria, ma patrimonio dell’intera Puglia, il bellissimo castello federiciano che si staglia sul colle più alto della città, è da tempo al centro di un acceso confronto in merito alla sua valorizzazione.
Acquisito nel 2007 per otto milioni di euro (una cifra ridicola rispetto al suo valore) dalla società “Borgo Immobiliare Srl”, esso è stato lungamente chiuso, privando la popolazione locale ed i turisti della possibilità di visitarlo, se si eccettua il saltuario utilizzo del cortile interno in occasione di qualche evento culturale.
Ripartito il dialogo sulla sua fruizione pubblica fra proprietà e Comune, la Conferenza dei servizi recentemente organizzata ha portato a delineare un progetto che prevede l’allestimento di un museo con l’aggiunta di un bar e di un ristorante per i suoi visitatori, che tuttavia non soddisfa la proprietà, che intenderebbe meglio valorizzare la bellezza del luogo sia dal punto di vista dell’offerta culturale, con l’organizzazione di spettacoli teatrali e con un aggiornamento della stessa offerta museale basata sulle moderne tecnologie digitali, sia con un allargamento degli spazi destinati alle attività ricettivi e di consumo.
Secondo l’amministratrice di Borgo Immobiliare, Emanuela Romanin, la Soprintendenza sarebbe stata favorevole a sostenere questa visione di gestione del castello, mentre l’Ufficio delle attività produttive del Comune di Oria ha inserito dei paletti troppo restrittivi rispetto alle possibili entrate e all’uso commerciale degli spazi, i quali, unitamente agli alti costi di gestione e manutenzione metterebbero a rischio la sostenibilità economica del progetto.
La conseguenza è che al momento si registra quindi una brusca frenata rispetto all’idea, peraltro condivisa, si mettere a disposizione della collettività questo straordinario contenitore, testimone di tanti secoli di storia. Ci pare tuttavia che la cosa lunare in questa situazione sia che un tale bene architettonico non sia, d’ufficio, patrimonio pubblico, del Ministero della Cultura e, tramite opportuna delega, del Comune su cui esso sorge, tanto più considerato il fatto che esso è posto in pieno centro cittadino.
Poi certamente si sarebbero potute trovare delle forme di parternariato con associazioni o società in grado di tutelarlo e di gestirne al meglio le potenzialità, certamente anche economiche, in termini di attrattività turistica per la Città di Oria, ma senza mai arrivare a metterne a repentaglio la piena fruibilità, cosa che invece in Italia si è arrivati a fare.