I Geologi: sisma San Nicandro Garganico non collegato con situazione dei Campi Flegrei

A dispetto della vicinanza geografica, non ci sono collegamenti fra il terremoto di magnitudo 4.7 della Scala Richter che ieri sera, poco prima delle 21, ha avuto come epicentro San Nicandro Garganico e la zona dei Campi Flegrei, nel napoletano, da molti mesi soggetta a un incessante sciame sismico, che sta mettendo a dura prova la resistenza della popolazione.
E’ quanto afferma l’Ordine dei Geologi pugliesi. Si tratta infatti di fenomeni di natura diversa, essendo quella dei Campi Flegrei una zona soggetta storicamente a bradisismo per via della presenza, appena sotto la superficie terrestre, di intensa attività vulcanica, mentre quella del foggiano è, com’è noto, un’area a moderata rischio sismico in quanto collegata direttamente con la dorsale appenninica.
Tuttavia il sisma di ieri, di magnitudo moderata, pur non avendo fatto registrare che qualche lesione alle costruzione più datate nella zona dell’epicentro, è stato avvertito fin nel Salento, quantomeno ai piani alti delle abitazioni. Il territorio pugliese, pur non essendo incluso nelle zone a maggiore rischio sismico in Italia, non ne è esente del tutto.
Negli annali della sismologia, oggetto anche della narrazione popolare tramandata nel corso delle varie generazioni, si ricorda ad esempio il terremoto che colpì la Puglia il 20 febbraio 1743, facendo registrare danni molto significativi ai fabbricati (stimato fra il IX-X grado della Scala Mercalli) e, dicono gli annali, ben 180 vittime.
“Il terremoto di questa notte – ha affermato Giovanna Amedei , Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia,- ha ricrdatoo all’opinione pubblica, che anche la Puglia è sismica. Dobbiamo ricordare che viviamo in un’area appartenente alla Zona 2: sismicità medio-alta (PGA fra 0,15 e 0,25 g) dove scosse anche forti sono possibili. Ricordiamoci sempre di sapere come comportarci in caso di terremoti e nelle fasi successive. Possono sembrare banalità ma non lo sono. E spesso la gente ha paura, magari anche perchè teme o pensa che il patrimonio edilizio non sia sicuro. L’Italia, dunque deve fare una profonda riflessione. La riflessione è sulla sicurezza degli edifici datati. Il problema è proprio questo: spesso ci troviamo di fronte ad un patrimonio datato e/o storico, realizzato con fondazioni superficiali o semplicemente “poggiate” su terreno; abitazioni che, magari, non sono state adeguate alle normative sismiche vigenti ma che nel tempo potrebbero avere subìto notevoli rimaneggiamenti”.