Gli effetti del dimensionamento scolastico: Carlantino valuta di passare in Molise
Il provvedimento sul dimensionamento scolastico emanato dalla Regione alla fine dello scorso anno ha provocato in alcuni contesti territoriali un forte malcontento, come abbiamo scritto in seguito alla sua approvazione.
I maggiori elementi di malcontento, espresso sia dalle comunità coinvolte sia dai sindacati della scuola, attengono principalmente al fatto che esso si sia concentrato per lo più su primarie e secondarie di primo grado, già colpite dal precedente piano di dimensionamento, per gli effetti del drastico calo delle nascite che, per ovvie ragioni, si avvertono prima nelle scuole di grado inferiore.
Quando ciò tuttavia accade in un territorio già morfologicamente scomodo e marginale per il suo posizionamento, allora può accadere che il provvedimento possa innescare nella comunità coinvolta, per comprensibile ripicca, anche il desiderio di cambiare provincia e Regione di appartenenza per vedersi meglio riconosciuti i propri diritti.
E’ quanto accaduto a Carlantino, un Comune di soli 800 abitanti facente parte di una rete di Comuni, quella dei Monti Dauni Settentrionali per i quali, secondo il nuovo piano sono previste due sole dirigenze scolastiche con relative segreterie centrali, una collocata presso il “Giuseppe Mendes” di Casalnuovo Monterotaro e l’altra presso il “Paolo Roseti” di Biccari.
Celenza Valfortore, che era titolare di un altro polo, al quale apparteneva la stessa Carlantino, è stata invece accorpata a quello di Casalnuovo, con la conseguenza che gli studenti di Carlantino e i loro genitori saranno sottoposti ad un viaggio ben più lungo per raggiungere la segreteria scolastica per tutte le necessità previste, da 7 a 35 km, tanta è la distanza che separa Casalnuovo da Carlantino. Per di più, su tracciati stradali impervi, soprattutto d’inverno.
Rispetto a questa prospettiva, la comunità di Carlantino sta meditando un clamoroso gesto di rottura, quello di promuovere un referendum per sottoporre alla sua popolazione il passaggio dalla provincia di Foggia a quella di Campobasso, il cui confine dista veramente pochissimi km, e quindi dalla Puglia al Molise.
La cosa da rilevare, che potrebbe accrescere il potere negoziale di Carlantino è che, nel suo territorio, rientra la diga di Occhito, la cui perdita sarebbe un colpo significativo per la disponibilità delle risorse idriche nella provincia di Foggia, rappresentando al contrario un forte incentivo per la sua acquisizione da parte del Molise.
“Se nei prossimi giorni non avremo risposte dall’ente regionale ci mobiliteremo attuando forme di protesta molto forti, compresa la richiesta referendaria per aderire alla provincia di Campobasso” ha annunciato il sindaco di Carlantino Graziano Coscia.
“Il messaggio che la Regione Puglia e il presidente Michele Emiliano lanciano con questo provvedimento è mortificante, perché accelera il già avanzatissimo processo di abbandono dei comuni delle aree interne della Puglia. La scuola è un diritto garantito dalla Costituzione, per tutti, anche per i nostri paesi. Per la Regione Puglia ormai siamo comuni lontani, marginali, una seccatura di cui si può fare a meno. Questo è inaccettabile”.
Al di là della questione specifica, un dato è inoppugnabile: regioni geograficamente troppo estese pongono serie problematiche dal punto di vista di un’ottimale ripartizione di risorse e dal punto di vista della semplice attenzione verso le attenzioni delle popolazioni poste più marginalmente rispetto alle aree centrali le quali sono anche, sempre, quelle più ricche.
Non sarebbe il caso di riscoprire il progetto elaborato alcuni anni fa dalla Società Geografica Italiana, volta a ridisegnare complessivamente i confini delle regioni italiane, creando una mappa completamente nuova, che tuttavia farebbe a meno delle province?