Dissalatore sul Tara: scontro tra AQP e Legambiente

Il progetto del dissalatore sul fiume Tara, promosso dall’Acquedotto Pugliese (AQP), continua a far discutere. L’impianto, pensato per garantire l’approvvigionamento idrico della regione, incontra la ferma opposizione di Legambiente, che ne contesta l’utilità e l’impatto ambientale.
L’opera e le critiche
AQP sostiene che il dissalatore sia necessario per rispondere alle emergenze idriche, assicurando un flusso costante d’acqua alla Puglia. L’impianto, che richiederebbe un investimento di 100 milioni di euro, funzionerebbe con energia 100% rinnovabile, come garantito dall’azienda.
Diversa la posizione di Legambiente Puglia, secondo cui il dissalatore sarebbe superfluo e dannoso. L’associazione evidenzia la presenza di fonti idriche alternative: la traversa Sarmento in Basilicata, che potrebbe convogliare 80 milioni di metri cubi di acqua all’anno, e il fiume Sauro, con una capacità stimata di 30 milioni di metri cubi. Risorse naturali che, se sfruttate, eviterebbero la costruzione dell’impianto.
Consumi e impatto ambientale
Legambiente sottolinea anche l’alto consumo energetico del dissalatore, stimato in 30,7 milioni di kWh annui, pari ai consumi di una città come Massafra. Inoltre, l’acqua del Tara è già utilizzata dalle Acciaierie d’Italia, che in caso di necessità hanno diritto all’approvvigionamento dal fiume Sinni, una fonte che non necessita di desalinizzazione.
Il dibattito continua
AQP difende il progetto, ribadendo la necessità di garantire sicurezza idrica alla Puglia, regione storicamente dipendente da risorse esterne. Legambiente chiede invece di sospendere l’iter autorizzativo e rivalutare alternative meno costose e impattanti.
Mentre il confronto prosegue, il futuro della gestione idrica pugliese resta incerto: il dissalatore sarà la soluzione giusta o un investimento evitabile?