Chiusura cracking Eni-Versalis, appello unanime di partiti e istituzioni: il ministro Urso ci convochi

Un incontro pubblico organizzato dalla CGIL presso l’Hotel Orientale di Brindisi, con i vertici nazionali della Confederazione e i rappresentanti locali e i deputati pugliesi del PD e del Movimento 5 Stelle e dell’assessore regionale alle Crisi industriali Serena Triggiani. Poi una nota ufficiale del presidente della Provincia di Brindisi, Tony Matarrelli.
Tema comune: la chiusura dell’impianto cracking voluto da Eni Versalis, non solo molto prima (2028) di poter avviare la produzione di batterie elettriche, ma anche senza considerare le ricadute occupazionali che tale scelta avrebbe su altre realtà industriali del polo della chimica della zona industriale di Brindisi (Basell su tutti) è un’autentica sciagura da scongiurare a tutti i costi.
La chiusura della chimica di base voluta da Eni, con la dismissione concomitante di altre realtà produttive quali Ravenna, Siracusa e Ferrara, significa esporre l’Italia a una dipendenza per le stesse materie prime dall’estero. Si tratta quindi di un grave errore strategico da parte dell’azienda, ma anche di evidente sottovalutazione della sua portata da parte del Governo.
Anche dal punto di vista occupazionale, ha sottolineato Pino Gesmundo, segretario confederale dell CGIL, “essendo il rapporto fra lavoratori diretti ed indiretti 1 a 3, rinunciare alla chimica di base significherebbe moltiplicare catastroficamente il numero dei lavoratori a rischio, e questo è tanto più intollerabile in una città come Brindisi, che deve già affrontare la grande scommessa della chiusura, in mancanza per il momento di solide certezze alternative, della chiusura a fine anno della centrale Enel di Cerano.
A rimarcare il ruolo che Brindisi ha storicamente avuto in termini di apporto all’industria nazionale, pagandone un gravo scotto in termini ambientali e per questo meritevole di esserle riconosciuta in sede di “riconoscimento danni”, è anche il presidente della Provincia di Brindisi, Tony Matarrelli, che chiede un immediata incontro con il ministro dell’Industria e del Made in Italy Adolfo Urso sulla vicenda Eni-Versalisi:
“l’annuncio da parte di Eni Versalis della imminente chiusura a Brindisi dell’impianto di cracking rappresenta un ulteriore durissimo colpo per l’economia di una provincia che da oltre mezzo secolo è fondata proprio sui grandi insediamenti industriali i quali, pur segnando profondamente questo territorio, hanno assicurato occupazione sia ai dipendenti che all’indotto. Ora stiamo assistendo a un progressivo disimpegno delle multinazionali e delle società para-statali che dopo aver operato capitalizzando l’operosità dei lavoratori e le peculiarità logistiche dei luoghi, hanno avviato una campagna di dismissioni che rischia di creare un effetto domino per tutte quelle aziende locali e quei lavoratori dell’indotto la cui
esistenza era legata esclusivamente a quel tipo di produzioni che stanno per essere interrotte.”
La UIL, che ha deciso di non aderire al Tavolo regionale sull’occupazione e le crisi industriali, definendolo uno strumento inadeguato rispetto alle volontà dei colossi industriali in questione, chiede invece per Brindisi, al Governo, l’indizione di Area di crisi industriale complessa, con la destinazione di adeuate risorse economiche volte a sostenere strumenti di ammortizzazione sociale per tutti i dipendenti delle realtà a rischio chiusura, e alla Regione di attivare un Piano di corsi di formazione adeguati all’acquisizione di nuove competenze.