2019-2024: continua il calo delle filiali bancarie sul territorio nazionale e pugliese

I processi legati alla digitalizzazione stanno stravolgendo il tessuto socio-economico della società. Le conseguenze sono evidenti nel settore dell’istruzione, del commercio, dell’informazione, ma anche in ambito finanziario.
Fanno fatica i negozi materiali, le edicole non ne parliamo (per questo sono tutte costrette a riconvertirsi al ruolo di cartolibrerie) ma anche le banche, le filiali bancarie sul territorio, sono sempre di meno.
Una moria fotografata dal rapporto dal Centro Studi Uiulca (il sindacato del settore bancario e assicurativo) relativo al quinquennio 2019-2024: 4557 filiali in meno sul territorio nazionale, scendendo appena sotto le 20 mila complessive. Anche in Puglia si sono ridotte proporzionalmente, passando da quota 1077 a 923.
A soffrire della situazione sono soprattutto i piccoli Comuni, nei quali spesso non ci sono filiali già da tempo. Se consideriamo come le provincie di Lecce e Foggia siano costituite per la gran parte da Comuni molto piccoli, e nel caso di Foggia anche montani, il dato si fa ancora più problematico, gravando negativamente sui diritti del cittadino di avere un accesso facilitato ad un servizio diverso dal prelievo o dal deposito di denaro presso lo sportello automatico.
Pensiamo anche al fatto che, con una fetta importante di popolazione anziana, com’è noto, l’assenza di personale bancario finisce col rendere per alcuni addirittura impossibile usufruire del servizio bancario in quanto tale. Ma più in generale, la presenza di personale è necessaria per svolgere una serie di attività in banca, in quanto il rapporto diretto, umano, resterà sempre insostituibile.
E’ un discorso che potremmo fare anche a proposito della scuola, laddove alcuni farneticano sulla sostituibilità dell’insegnante con i programmi di Intelligenza artificiale. Sebbene sia tecnicamente possibile formare una persona facendola restare per 15 anni a studiare solo e soltanto nella sua cameretta, tale “formazione” non la abiliterebbe alla vita, al confronto con l’altro nella società, con gli onori e gli oneri connessi.
Se tante cose sono ovviamente già da tempo fattibili senza recarsi materialmente in un negozio o in una banca, questo non significa che tutti i servizi e le utilità dell’uscire da casa per parlare con l’altro, sia esso il commerciante o un dipendente di un servizio qualsiasi, possano essere svolti o soddisfatte restando a casa davanti a un computer o con lo smartphone.
Pensiamo anche a come, superata la sbornia dello “smart working”, cioè del lavoro agile, fatto a casa, introdotto in occasione della “pandemia”, che secondo alcuni osservatori sarebbe stato un processo su cui insistere anche solo per il fatto che, comportando minori spostamenti rappresentava anche un’occasione per diminuire i tassi di inquinamento (sic!) tante aziende si sono accorte del fatto che la produttività dei loro dipendenti fosse calata, e come fosse necessario farli tornare a lavorare in sede.
Continuiamo a pensare, a credere, umanisticamente, risalendo la corrente come i salmoni, in una società che preservi uno spazio vitale rispetto ai processi di automazione. E di alienazione.