Gli insulti pronunciati durante il Consiglio comunale creano un autentico caso a Ceglie Messapica

Il Consiglio Comunale tenutosi questo mercoledì a Ceglie Messapica è al centro di una feroce polemica che, come si conviene in questa fase storica, dalle aule istituzionali si è riversata sulle pagine social dei suoi protagonisti.
E’ accaduto che, mentre la consigliera della minoranza di centrosinistra, l’avvocato Giusy Resta, prendeva la parola per un suo intervento in aula, un consigliere della maggioranza di centrodestra, Domenico Lacala, non essendosi accorto che il microfono della sua postazione era acceso, ha pronunciato delle parole indubbiamente volgari e poco consone rispetto al luogo in cui venivano espresse.
Ascoltando la registrazione dell’intervento della consigliera Resta, si sente infatti in sottofondo “Quanto sei brutta…” e poi, in un dialetto del tutto incomprensibile a coloro i quali non siano Cegliesi, una bestemmia nei confronti dei morti.
Giusy Resta ha diffuso sul suo profilo facebook la registrazione del suo intervento e ne è nato un caso vero e proprio. Moltissimi i commenti di solidarietà che le sono giunti, e per i quali ha ringraziato, ma la consigliera non si è fermata qui.
Prima infatti ha condiviso un’altra filmato del Consiglio comunale nel quale si sente più volte il sindaco Angelo Palmisano intimarle di “stare zitta”, poi ha consegnato, presso gli uffici elettorali del Comune, assieme agli altri consiglieri di minoranza, una richiesta formale di dimissioni nei confronti di Lacala, in virtù, ha affermato, degli orribili insulti di carattere sessista che offendono non tanto e non solo lei, quanto l’immagine pubblica della Città.
Il consigliere che ha pronunciato le espressioni incriminate ha affidato al profilo facebook del sindaco Palmisano il chiarimento di quanto accaduto: definisce le sue parole “sconvenienti”, ma afferma di non avere nulla di che scusarsi con la consigliera Resta, in quanto tali parole sarebbero state l’espressione spontanea a del materiale che gli era stata inviato sul cellulare, e che quindi si sarebbe trattato di un equivoco.
Non c’è modo ovviamente di verificare se quanto asserito da Lacala sia vero, ma tanto è bastato al sindaco Palmisano per considerare chiusa la vicenda: “Non esiterei un attimo a schierarmi dalla parte della consigliera Resta – ha scritto – se fosse inconfutabile il riferimento alla sua persona, come del resto non ho elementi per non ritenere veritiera la dichiarazione del consigliere, il quale riferisce che lo spiacevole episodio non era riferito né alla consigliera Resta, né ad altro componente del Consiglio, né ad altra donna, ma riguardava una sua considerazione dialettale, scurrile, ma privata e personale”.
L’impressione che si ricava dalla vicenda è tutto fuorché edificante poiché, quale che sia stata l’origine di quelle parole, esse rappresentano una forma di insulto del tutto gratuita, a prescindere poi che si tratti di una donna. L’insulto becero e volgare con riferimento all’aspetto di una persona, il riferimento sempre inascoltabile ai suoi defunti, squalifica sempre chi lo fa.
La sede inoltre richiederebbe certamente un controllo delle proprie esternazioni, anche di quelle proferite sottovoce. La politica non aveva davvero bisogno di questo ulteriore episodio per dimostrare quanto non sia più l’attività svolta dai “migliori”. Non si pretendono nuove Marco Tullio Cicerone, ma neppure è confortante una qualità tanto scadente.