Cosimo Convertino, ex Presidente della Regione: “il dissalatore sul Tara non s’ha da fare”
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La costruzione di dissalatori per sopperire alla carenza di risorse idriche, principalmente per finalità legate all’agricoltura e al verde pubblico, è un tema assai dibattuto recentemente a livello di politica regionale. Se n’è discusso anche pubblicamente in un incontro tenutosi a Bari dal titolo “A tutela del Tara e delle comunità. Benefici e utilità del dissalatore“.
In questa sede, Francesca Portincasa, Direttore generale di Acquedotto Pugliese, ha fatto il punto sul piano regionale di costruzione di questo tipo di infrastruttura. Lasciando per ultimo il discorso relativo a quello che dovrebbe sorgere alla foce del fiume Tara a Taranto, ne ha prospettato uno nello spazio in cui sorge la centrale a carbone Enel di Cerano, a sud di Brindisi, che verrà chiusa definitivamente alla fine di quest’anno e per il cui utilizzo degli enormi spazi che si libereranno c’è un dibattito aperto da tempo.
Ha poi affermato che nel nord della regione, a Manfredonia e a Margherita di Savoia, è stato manifestato interesse da parte degli attori istituzionali ad ospitare due ulteriori impianti di questo tipo.
In merito al Tara, rispondendo all’ampio fronte di critiche da parte della rete ambientalista locale, così come all’opposizione di Comune e Provincia di Taranto, ha ribattuto quanto segue: “Il fiume Tara continuerà a scorrere. Fra gli anni Ottanta e il Duemila il prelievo dal Tara, fra ex Ilva e agricoltura, ha raggiunto i 3.500 litri al secondo. Con il dissalatore sarà tutto misurato e controllato. Il massimo prelievo consentito sarà di 2.100 litri al secondo cumulato: 1.100 per il potabile, il resto per agricoltura e Ilva”.
Un prelievo quindi inferiore di quello al quale il piccole fiume, che sgorga da una gravina di Statte, è stato sottoposto per tanti anni, soprattutto con finalità industriali.
Assai diverso, orientato a tutelare il grande valore storico che questo corso d’acqua rappresenta, è il punto di vista di Cosimo Convertino, figura di spicco della politica regionale fra gli anni ’80 e la prima metà dei ’90, primo socialista, sia pure per pochissimo tempo, a rivestire la carica di Presidente della Regione e poi, dal ’92 al ’95, presidente del Consiglio regionale.
L’argomentazione portata da Convertino, che fa parte del Comitato per la salvezza del fiume Tara, parte dalle origini greche della Città di Taranto, e si riallaccia alla storia più importante della Roma di età tardo-repubblicana: “il mitico Taras 2500 anni fa approdò alla foce di quel fiume e da lì sorse il primo nucleo di quella che poi diventò la città di Tarentum. Già nel 160 d.C. uno storico greco, Attiano di Alessandria, scrisse una Historia romana di cui ci sono pervenuti solo 11 dei 24 libri originari, incentrati sulle guerre combattute da Roma nel I’ secolo a.C. In questo libro Attiano ricorda che nelle guerre civili i i due triumviri Ottaviano e Marcantonio si incontrarono proprio alla foce del fiume Tara nel 35 a.C. per siglare l’accordo per il rinnovo per altri cinque anni del triumvirato che era succeduto a Giulio Cesare, dopo la sua uccisione”.
Ricordando come “Arpa Puglia, le associazioni ambientaliste, il Ministero della cultura, la Soprintendenza archeologica subacquea hanno ufficialmente dimostrato che il dissalatore è assolutamente incompatibile con la sopravvivenza del fiume, in quanto se fosse realizzato porterebbe nel giro di qualche anno alla sua scomparsa”, Convertino rivolge un appello accorato a tutti i consiglieri regionali del tarantino, affinché si mobilitino, loro che hanno più voce in capitolo, per difendere questo patrimonio da quello che definisce un autentico “scempio” che la Regione ha in animo di perpetrare.