La Giornata della memoria serva ad aprire una riflessione anche sulle vittime delle persecuzioni dei nostri giorni

Domani, 27 gennaio, è la Giornata internazionale in memoria delle vittime della Shoah, termine ebraico tradotto con l’italiano “Olacausto”, lo sterminio della popolazione di religione ebraica perpetrato dal Nazifascismo durante la II Guerra mondiale.
Se è sacrosanto e doveroso custodire memoria di quell’immane tragedia, sarebbe anche il caso di attualizzarla, di osservare i fatti della contemporaneità proprio alla luce di quell’orribile evento. Si dice sempre, ogni anno, che la Giornata della Memoria serve non solo a rievocare la memoria dei milioni di vittime dei campi di concentramento, ma anche ad invitare l’umanità ad impegnarsi affinché tale orrore non si ripeta mai più.
E allora dovremmo interrogarci su quanto avviene sotto ai nostri occhi, dall’ottobre 2023, in Terra di Palestina, a partire dalla stessa strage del 7 ottobre, che ha causato la risposta israeliana. Quell’azione terroristica, delle quale certamente sono stati vittime tantissimi innocenti, condannabile finché si vuole, ha alla base decenni di violenze e soprusi a senso unico.
La stessa Hamas, l’organizzazione terroristica che organizzò l’azione, è un sottoprodotto di quelle violenze, di quelle umiliazioni, della sottrazione costante della terra da parte dei coloni israeliani ai danni della popolazione palestinese. Il risentimento è la reazione più immediata con la quale l’essere umano risponde alle umiliazioni, ed è il risentimento il sentimento alle radici del terrorismo.
La totale incomprensione di questi elementari principi della psicologia umana, rende alcuni influenti osservatori di geopolitica, e una parte dell’opinione pubblica, totalmente incapaci di comprendere che l’orrore scatenato sulla Striscia di Gaza nei 15 mesi seguenti gli attentati del 7 ottobre, oltre a rappresentare un oltraggio aberrante nei confronti di ogni minimo principio umanitario, forniranno il carburante ideologico per adescare tantissime altri futuri “miliziani”, che cercheranno in futuro un modo per vendicare almeno una piccola parte dell’oceano di sangue versato, degli indicibili orrori inflitti a milioni di persone innocenti.
La questione è sostanzialmente sempre la stessa: senza, lo precisiamo ancora una volta, minimamente svilire il valore dell’Olocausto, esiste uno Stato che utilizza l’esperienza fondante del proprio esistere, l’Olocausto, appunto, per silenziare preventivamente le critiche sul proprio agire, anche quando esso è meritevole solo e soltanto di essere criticato come responsabile di crimini nei confronti degli esseri umani. E assieme a quello Stato, Israele, tale argomento difensivo di principio è utilizzato di fatto da tutte le cancellerie internazionali, completamente incapaci di proferire parola, o di compiere un atto concreto col quale prendere le distanze dall’operato del governo israeliano.
Lo slogan “due popoli e due Stati” dietro al quale essi continuano a nascondere la propria ignavia, non è che uno stantio refrain, incapace totalmente di fare i conti con la realtà: i coloni israeliani, supportati dalla destra al governo del loro Paese, che si comporta come faceva Mussolini prima della marcia su Roma, incitando gli squadristi in privato a sfasciare le sedi dei partiti di opposizione e mostrandosi moderato in pubblico, hanno letteralmente intenzione di prendersi tutto: Gaza rasa al suolo, e poi la Cisgiordania.
Lo dimostra anche quanto è avvenuto nei giorni seguenti alla tregua stabilita la scorsa domenica, con le operazioni militari spostate in Cisgiordania, le uccisioni di civili innocenti, le aggressioni dei coloni, che agiscono sapendo di poter contare su una totale impunità.
Infine, beffardamente, è arrivato anche l’approvazione di Donald Trump a rifornire Israele delle bombe da 900 kg, come se vi fosse ancora qualcosa da spianare in Palestina, o qualche temibile esercito che possa distruggere Israele. A essere stupidi, si potrebbe dire che essi siano affetti da paranoia.
Del resto, il neoeletto presidente degli USA ha chiesto a Giordania ed Egitto di prepararsi ad accogliere molti più palestinesi. Insomma: o ve ne andate con le buone, oppure ci sono le bombe da 9 quintali. Buona Giornata della Memoria.