Il salario minimo pugliese sui servizi appaltati dalla Regione è un modo per strizzare l’occhio a Conte
Promulgata in Puglia, nella giornata di ieri, la legge regionale 30/2024, che prevede il salario minimo di 9 euro negli affidamenti di gara per servizi e forniture alla Regione Puglia.
Tra il 2021 e il 2023, i dati generali economici hanno segnato un aumento dell’inflazione del 17,3%, una capacità delle imprese di aumentare i ricavi in media del 14%. Al palo sono restate invece le retribuzioni contrattuali, cresciute del 4,7%, con un evidente calo del potere d’acquisto nel rapporto con l’inflazione.
“ E’ da qui che dobbiamo partire, è a queste persone che le politiche attive del lavoro devono dare priorità”, spiega Matteo Palermo, responsabile del Dipartimento Lavoro PD Puglia. “ Il dumping salariale in Puglia esiste ed è un fenomeno che va combattuto per una questione di giustizia ed equità sociale e per rafforzare la coesione sociale tra i cittadini. Bene ha fatto la Regione Puglia a garantire il salario minimo negli affidamenti pubblici proprio perché la mancanza di tutele e garanzie in aggiunta alla conformazione del codice degli appalti non garantiscono il salario, anzi ne favorivano un gioco al ribasso.
“Con questa iniziativa la Puglia, mette delle regole fisse e diventa un laboratorio che dobbiamo avere la capacità di estendere ad altri settori prima per riuscire successivamente ad arrivare a tutti. Le destre hanno bocciato la proposta di salario minimo universale a livello centrale dimostrando che per loro i più fragili non sono la priorità. Il Partito Democratico, dalla Puglia vuole dimostrare il contrario, e affermare che politiche sostenibili a partire dai più deboli possono dare rilancio all’economia intera del paese”.
Una proposta che sembra essere stata approvata esattamente in tempo per fornire una motivazione in più al Movimento 5 Stelle, o come si chiamerà a partire da domani, per stipulare un’alleanza programmatica con il centrosinistra, progetto di cui Michele Emiliano è da sempre il più grande sostenitore fra gli amministratori di carattere nazionale.
Il salario minimo è stato infatti la battaglia a livello economico-sociale che più di tutte il Movimento a guida Giuseppe Conte si è intestato. Conte ha in animo di costruire un’alleanza con il PD, visto che ormai il Movimento 5 Stelle è, a tutti gli effetti, parte dello schieramento antagonista a quello di centrodestra.
Il punto è che lo vuol fare recuperando uno spazio ed una credibilità che al momento non ha, come dimostrato dagli ultimi risultati elettorali. Per fare questo cercherà presumibilmente di smarcarsi su molte questioni dal PD, a partire da quelle internazionali, al fine di riconquistare almeno parte dei consensi che non ha più, con l’obiettivo di farli pesare in seguito, in un serrato confronto programmatico e sulle alleanze con Elly Schlein.