Rischi anche per l’ordine pubblico: le parti sociali chiedono urgenti chiarimenti ad Enel su dismissione anticipata Cerano
Sindacati e Confindustria Brindisi chiedono unitamente, con una missiva indirizzata all’amministratore delegato di Enel Flavio Cattaneo, al ministero dell’Ambiente e a quello delle Imprese e del Made in Italy, chiarimenti urgenti riguardo la presunta richiesta dell’azienda controllata dallo Stato di anticipare la chiusura delle centrale Enel di Cerano “Federico II” rispetto alla data stabilita da tempo, quella del 31 dicembre 2025.
Tale richiesta, sostengono le parti sociali, è del tutto irricevibile perché esporrebbe, allo stato attuale della situazione, alla perdita immediata del posto di lavoro tutte le maestranze che operano nell’indotto della Centrale a carbone, ma potrebbe diventare realtà se il ministero dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto Fratin, l’approvasse. L’azienda infatti ha garantito la salvaguardia del posto di lavoro solo per i lavoratori diretti.
Occorre invece innanzitutto, sostengono sindacati e associazione degli industriali, stabilire con esattezza le alternative produttive, e quindi occupazionali, che andranno a rimpiazzare i ben 270 ettari ora occupati dallo stabilimento, materia della quale si sta occupando il ministero per le Imprese, guidato da Adolfo Urso, nell’accodo di programma per Brindisi.
E poi, contestualmente, stabilire anche un cronoprogramma per la dismissione dello stabilimento, un’attività che da sola richiederà circa due anni di tempo, vista l’imponenza delle componenti del sito (gruppi, ciminiera, nastro trasportatore) senza dimenticare l’opera di bonifica dei terreni, prima che gli stessi siano consegnanti a chi subentrerà, e che non è possibile svolgere senza il coinvolgimento dell’intera manodopera che oggi gravita attorno al colosso posto a sud di Brindisi.
Continuità occupazionale garantita per tutti i lavoratori quindi, perché il rischio, come hanno dimostrato le recenti proteste e gli scioperi a oltranza messi in atto dagli stessi, è quello che la questione infiammi gli animi al punto da provocare problemi anche per l’ordine pubblico. Evidentemente, i sindacati in particolare, sono a conoscenza di quanta tensione stia crescendo in seno agli operai dello stabilimento, a causa dello stato di grave incertezza che grava sul loro futuro.
Anticipare la chiusura prima del 2025, sarebbe insomma, in un simile scenario, stuzzicare un nido di vespe. Si dicono perfettamente d’accordo con il contenuto della missiva anche i gruppi politici di maggioranza e opposizione in seno al Comune di Brindisi, senza di fatto alcun distinguo. E l’ex sindaco Riccardo Rossi, ora consigliere comunale di opposizione, chiede piuttosto ad Enel di liberare al più presto lo sporgente che occupa, da più di un anno senza alcun utilizzo, di Costa Morena est, un’area di 500 metri che potrebbe invece essere utilizzata da altre attività economiche che gravitano sul porto.