L’Istituto tumori “Giovanni Paolo II” fra i centri in cui si cercano i fattori predisponenti per il tumore del pancreas
Il tumore del pancreas è tristemente noto per il fatto di non dare segnali evidenti della propria insorgenza nelle persone che ne sono affette. I sintomi, infatti, sono tardivi o comunque confondibili con altre malattie. Quando si giunge ad una diagnosi, la si ottiene purtroppo in una fase spesso avanzata della patologia.
Da qui la necessità di battere il nemico sul tempo. Certo la prevenzione, curando alimentazione e stili di vita, è fondamentale ma, come sappiamo, nei tumori esiste anche una componente genetica, rinvenibile a volte anche nella storia familiare di una persona, contro la quale non basta neppure la migliore dieta o l’attività sportiva costante.
L’Istituto oncologico di Bari “Giovanni Paolo II” ha aderito al registro italiano di famiglie a rischio cancro del pancreas, per le quali mette a disposizione la propria equipe di specialisti e la possibilità di offrire consulenze genetiche ed esami al fine di giungere ad una diagnosi quanto più precoce possibile della malattia.
Persone che abbiano avuto quindi in famiglia casi di questo tumore tanto temuto, possono quindi innanzitutto sottoporsi ad un tampone salivare che studia un insieme di 41 geni di predisposizione per individuare soggetti ad alto rischio, ma anche risonanze magnetiche con sequenze di colangio-pancreaticografia e visita chirurgica.
Secondo la statistica fornita dal direttore generale dell’Istituto, Alessandro Delle Donne, in 19 mesi sono stati registrati 135 accessi da parte di utenti con casi in famiglia di tumore al pancreas. Fra questi, in 51 è stata riscontrata una mutazione genetica, che può predisporre verso la patologia o restare dormiente. Nel 25% dei casi queste persone hanno poi voluto usufruire di una consulenza psicologica e di una valutazione nutrizionale.
Questo lavoro predittivo si rivela quindi importantissimo, perché consente di intervenire con esami ulteriori o, nel caso, terapie tempestive.