Regione Puglia: Un incarico da mezzo milione per un ruolo senza requisiti
Mezzo milione di euro per un ruolo senza requisiti. Questa la cifra impressionante al centro dell’inchiesta della Corte dei conti sulla consulenza assegnata da Michele Emiliano a Titti De Simone, ex presidente del Partito Democratico a Bari e membro della segreteria nazionale del PD, sua storica collaboratrice, per gestire progetti di “partecipazione e politiche di genere” in Regione Puglia.
Un incarico per cui, secondo le ipotesi degli inquirenti, De Simone non avrebbe avuto i requisiti richiesti, ma che, nonostante ciò, le sarebbe stato conferito con un compenso che, nell’arco di dieci anni, ha superato il mezzo milione di euro.
A far discutere, oltre alla cifra, è proprio la natura del compito affidatole: un ruolo di promozione delle iniziative in ambito sociale e di genere, un’attività che, secondo la Magistratura contabile, avrebbe dovuto essere svolta gratuitamente.
L’incarico sembra infatti rientrare tra quelli “fiduciari”, ossia basati su un rapporto diretto con la presidenza della Regione e senza le procedure concorsuali pubbliche.
Questo dettaglio ha sollevato il sospetto che la somma considerevole destinata alla De Simone possa essere stata una spesa evitabile, e potenzialmente uno spreco per le casse pubbliche.
La Corte dei conti ha richiesto tutti i documenti relativi al lavoro svolto, comprese le relazioni mensili che la consulente avrebbe dovuto presentare per documentare il suo operato.
L’obiettivo è stabilire se l’attività abbia realmente portato risultati concreti per la comunità pugliese.
Ora Emiliano, insieme al suo capo di gabinetto Giuseppe Catalano e all’ex capo di gabinetto Claudio Stefanazzi, dovrà chiarire pubblicamente l’efficacia di questo ruolo e giustificare l’impegno economico di mezzo milione di euro che potrebbe configurare un danno erariale.
Questa vicenda suscita inevitabilmente indignazione, perché mette in luce quanto facilmente incarichi di promozione sociale possano trasformarsi in onerose spese pubbliche, senza alcuna garanzia di utilità reale.
Un caso che, oltre a sollevare il tema degli incarichi fiduciari in politica, evidenzia la necessità di norme più severe per evitare che ruoli generici, come quelli relativi alle “politiche di genere,” diventino pretesti per elargizioni di denaro pubblico senza controlli rigorosi.