La Finanziaria fa imbestialire il sindaco di Grottaglie che scrive a Meloni: “è macelleria sociale”
Cirò D’Alò, avvocato e sindaco di Grottaglie dal 2016 alla guida di una coalizione di centrosinistra, ha voluto prendere metaforicamente carta e penna per rendere partecipe il Governo guidato da Giorgia Meloni del suo cahier de deleance, nel quale le ragioni di malcontento, alla luce della Manovra finanziaria da poco elaborata e all’esame del Parlamento, sono esposte a 360 gradi, e attengono innanzitutto alla prospettiva dalla quale D’Alò guarda la Manovra, quella di sindaco.
“Mentre Roma continua a tagliare, noi Sindaci siamo in trincea ogni giorno a fronteggiare le emergenze dei nostri territori,” ha dichiarato con fermezza D’Alò. “La nostra provincia è già massacrata dalla crisi industriale dell’ex Ilva, Leonardo e HIAB, dalla siccità che sta distruggendo il comparto agricolo e da un costo della vita insostenibile. E la risposta del Governo quale è? Ancora tagli, ancora austerità, ancora sacrifici imposti a chi è già in ginocchio”.
La situazione è particolarmente grave nel territorio tarantino, dove l’assenza di un piano nazionale per l’emergenza abitativa e i tagli al sostegno agli affitti stanno creando un pericoloso cortocircuito sociale. “I nostri uffici sono sommersi da richieste di aiuto di famiglie disperate, mentre il Governo, invece di sostenere i territori, preferisce perseguire una politica di austerità che sta strangolando le comunità locali”, sottolinea il Sindaco.
A completare il quadro di quello che appare come un vero e proprio attacco agli enti locali, si aggiunge il blocco del turnover al 75%, una misura che rischia di vanificare gli sforzi fatti per modernizzare la macchina amministrativa. “Dopo anni di concorsi e rinnovamento del personale, ci troviamo di fronte all’ennesimo blocco delle assunzioni. È evidente la volontà politica di indebolire sistematicamente gli enti locali”, denuncia D’Alò.
Il Sindaco conclude con un appello che suona come un atto d’accusa: “È ora di dire basta a questa politica miope che sacrifica i territori sull’altare del rigore contabile. I Comuni sono il primo presidio democratico e sociale della Repubblica, non il bancomat del Governo centrale”.