Da Bari a Brindisi è mala movida anche a estate finita
Le problematiche legate alla convivenza fra il cosiddetto popolo della notte e la cittadinanza che risiede nelle zone deputate alla movida è un problema annoso, di difficilissima risoluzione, per tutte le amministrazioni che, sia pure in misura diversa, in base alla densità di popolazione presente, si trovino a gestirlo.
E non è neppure un problema confinato, come si potrebbe pensare, ai soli mesi estivi. Con un clima così stabile, con un autunno apparentabile ad una primavera avanzata, esso si presenta tale e quale in tutti i periodi dell’anno, cambiando forse solo di intensità.
A Bari da molto tempo era diventato molto evidente il problema legato al quartiere Umbertino, al punto che l’amministrazione comunale è dovuta intervenire con divieti e limitazioni in merito agli orari somministrazione delle bevande, col divieto di asporto delle stesse e alla riduzione dei decibel, e degli orari, di diffusione della musica da parte dei locali.
Tali misure hanno determinato una diminuzione del numero di clienti, e degli incassi, per i gestori dei locali di questo quartiere, andando almeno parzialmente incontro alle esigenze di una popolazione esasperata. Forse come conseguenza, però, la problematica si presenta ora ingigantita nel quartiere Poggiofranco, dove si è riversata parte dell’utenza che frequentava l’Umbertino.
Il problema quindi a finito semplicemente con lo spostarsi in un’altra zona della città, i cui residenti lamentano situazioni insostenibili: musica ad alto volume fino a notte fonda, strade intasatissime dalle automobili e marciapiedi off limits per la presenza dei rifiuti accumulati dalle attività di ristorazione, fuochi d’artificio a ripetizione, gare notturne su una strada della zona fra auto e moto.
Il consigliere comunale delegato del sindaco Vito Leccese a occuparsi della questione movida, Lorenzo Leonetti, ha incontrato i residenti per ascoltarne le doglianze, ma è chiaro che tutto si gioca su un difficilissimo equilibrio da trovare, ogni volta, fra i diritti sacrosanti di chi la notte vuole stare tranquillo, e quello dei gestori dei locali i quali, dovendo portare avanti le loro attività, ritengono ugualmente di dover essere tutelati.
Brindisi è una città molto più piccola di Bari, per forza di cose il fenomeno ha dimensioni più ridotte come estensione delle zone critiche coinvolte, ma la natura dello stesso non cambia: il centro della città, attorno al teatro Verdi, è affollato di locali e pub.
A seguito di episodi e condotte reiterate nel tempo, su richiesta della Questura, il sindaco Giuseppe Marchionna ha emesso un’ordinanza che dispone “l’inibitoria totale” di diffusione sonora, sia all’interno che all’esterno dei locali, nei confronti di cinque pub. Il titolare di una di queste attività, denunciato per il reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone, dovrà sottostare anche al divieto di somministrare bevande e alimenti, per la durata di sette giorni.
Nulla di nuovo sotto la luce del Sole, quindi, se non la conferma del fatto che vivere in determinate zone di una città, grande o piccola che sia, significa essere letteralmente ostaggi in casa propria di una situazione che, comprensibilmente, porta all’esasperazione.
Nella necessità di contemperare i diritti di entrambe le parti, noi crediamo che quello dei residenti al riposo notturno sia comunque, evidentemente, prevalente. Quindi musica ad alto volume oltre la mezzanotte evidentemente no, nel bel mezzo di un centro abitato. Certo, questo non risolve tutti i problemi di ordine pubblico, visto che altri sono legati alla condotta dei frequentatori e non dei gestori: giovani ubriachi che schiamazzano per ore fuori dai locali o urinano davanti ai portoni delle abitazioni rappresentano un aspetto ulteriore e, quello sì, impossibile da regolamentare, perché i decibel della cafonaggine non hanno rilevatori.