Il nuovo piano Eni-Versalis per Brindisi: batterie per motori elettrici

E’ stato presentato quest’oggi a Roma il nuovo piano che Eni, e la sua controllata Versalis, hanno in animo di realizzare presso il petrolchimico di Brindisi, aprendo così uno spazio per far passare un raggio di sole in uno scenario, quello industriale del capoluogo adriatico, sul quale le nubi sono attualmente più delle schiarite, come dimostra la vicenda dei lavoratori della centrale Enel di Cerano.
L’idea sulla quale impostare, gradualmente, la nuova linea produttiva dell’impianto consiste nel mettere su una cosiddetta gigafactory, una fabbrica di batterie per motori elettrici, abbandonando la produzione di etilene ricavato dal riciclo della plastica.
L’avverbio gradualmente è quanto mai importante, visto che il riciclo della plastica non smetterà di colpo, ma sarà accompagnato alla cessazione dal contestuale avvio della produzione di batterie, ottenendo così due risultati importanti: il primo è quello di non lasciare gli operai per un periodo ancora difficile da quantificare ma certamente lungo, senza impiego e quindi in cassa integrazione. Il secondo è quello di non tagliare i rifornimenti ad un’altra impresa presente nel polo chimico brindisino, Basell, che dell’etilene che produce Eni-Versalis ha bisogno costante per la sua attività, già peraltro ridimensionata recentemente.
Ma c’è un di più da valorizzare nel piano industriale presentato oggi, che consiste nel fatto che tale migrazione produttiva dovrebbe consentire anche un significativo aumento degli operai impiegati dall’impianto quando entrerà a regime. Secondo le stime, si dovrebbe passare dalle attuali 480 unità a circa 600.
Per il resto occorre considerare che alla base di questo riposizionamento strategico di Eni-Versalis vi sia il fatto che il lavoro di riciclo della plastica, il cosiddetto cracking, ha alle motivazioni legate al fatto che tale attività non sia più economicamente conveniente, perché vi sono produttori che invadono il mercato europeo a costi molto inferiori. C’è poi la questione di carattere ambientale, per la quale si ritiene preferibile abbandonare la produzione legata alle energie fossili e investire sull’elettrico.
Le vendite delle auto procedono molto a rilento, ma dopotutto ci si può sempre rifare con i monopattini.