NuovOlivo, una nuova (e concreta) speranza nel contrasto alla Xylella Fastidiosa

Una tecnica per far convivere gli ulivi infetti da Xylella Fastidiosa con il batterio, senza eradicarlo, accende nuove speranze nel contrasto alla piaga epocale che ha orribilmente sfregiato in 10 anni tutto il Salento, oltrepassato la Valle d’Itria e già bussato in terra di Bari.
L’autore è un imprenditore di Andrano, comune del Capo di Leuca, di nome Luigi Botrugno, salito già agli onori delle cronache per aver querelato il consigliere regionale Fabiano Amati il quale lo aveva diffamato a mezzo social alcuni anni fa, sostenendo che le sue sperimentazioni per curare gli ulivi, cercando di non eradicare le piante, fossero una sorta di rimedio da stregoni, non supportati da alcuna evidenza scientifica. La querela, nel giugno scorso, è stata girata dalla Procura di Brindisi e quella di Bari, per i relativi accertamenti.

Il prodotto chimico messo a punto da Botrugno si chiama NuovOlivo. Unito alle buone pratiche agricole esso sta fornendo dei risultati, sulle piante testate a campione in vari comuni della provincia di Lecce, più che confortanti, come dimostrato dal fatto che un ricercatore del dipartimento di Scienze del Suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università di Bari, Giovanni Luigi Bruno, ha pubblicato un articolo sulla rivista internazionale di agronomia Agronomy, nella quale si legge fra l’altro che “Il protocollo proposto promuove, supporta e restituisce la produzione di nuova vegetazione, fiori, frutti e olio dalle piante di olivo colpite da OQDS (Olive Quick Decline Syndrome, ndr)”.
La pozione chimica che sembra consentire agli ulivi di Puglia di resistere al famigerato flagello consiste in una miscela di estratti botanici in acqua, esterificati con oli vegetali in presenza di idrossido di sodio e attivati al momento dell’uso con bicarbonato di sodio. Questa miscela, unita all’utilizzo di opportuni concimi fertilizzanti, hanno ridato nuova vita alle piante trattate. Troppo tardi per ridare vita ai tantissimi alberi completamente secchi che ancora non sono stati eradicati, ma una speranza salvifica per quelli che ancora mostrano segni di vitalità.
Ma soprattutto, anche nel merito della diatriba che contrappone Botrugno ad Amati, l’invito a sperimentare senza alcun freno inibitorio nei confronti di una malattia che, apparentemente, non ha altro rimedio che l’eradicazione degli ulivi, con tutto ciò che di catastrofico questo ha rappresentato per il paesaggio naturale della Puglia meridionale. La scienza questo dovrebbe fare sempre, in fondo: attenersi ai risultati concreti.