Ancora attacchi di lupi nel basso Salento. Le associazioni animaliste chiedono provvedimenti urgenti

Non accenna a placarsi la problematica degli attacchi dei lupi nel Capo di Leuca.
Gli ultimi episodi sono stati registrati in questi primi giorni di ottobre nella zona fra Corsano e Salve, e si riferiscono all’uccisione di un paio di grossi cani, aggrediti fin nel cortile delle proprie abitazioni, e di diversi capi di bestiame.
Si tratta purtroppo di un trend ormai consolidato, visto che di attacchi ad animali domestici o a capi di allevamento, pur tenuti all’interno di recinzioni e di cortili, come prescrivono gli esperti, si succedono da questa estate senza soluzione di continuità.
A reclamare più vigorosamente un intervento sono innanzitutto le associazioni animaliste della zona, che parlano di situazione “fuori controllo” e della necessità di trovare soluzione alternative nelle quali collocare i lupi, che hanno ripreso a popolare la parte più meridionale del territorio pugliese, dove la loro presenza mancava da circa un secolo.
Il semplice censimento della specie, effettuato dagli esperti zoofili, non può bastare a questo punto, visto che l’interesse del lupo a vivere nel Salento, e a non essere cacciato in quanto specie protetta, confligge palesemente con quello degli altri animali a continuare a vivere in tranquillità. Il problema è essenzialmente di tipo alimentare: i lupi fanno fatica a trovare nella zona, o non trovano a sufficienza, animali selvatici con cui sfamarsi, che troverebbero invece a volontà nei boschi e/o nelle zone di montagna a loro più consone.
Di conseguenza questo li porta a cercare di sfamarsi avvicinandosi alle abitazioni di campagna o anche ai centri urbani, dove sono presenti gli animali di proprietà. Si genera in questo modo una sorta di guerra civile fra lupi e cani, i quali diventano la vittima sacrificale prescelta, in assenza di altro, da parte dei branchi di lupi. Molti proprietari hanno testimoniato, con la morte nel cuore, l’orrore di aver trovato i loro amici del cuore a quattro zampe, letteralmente sbranati e ridotti a brandelli.
Non è, oggettivamente, una situazione tollerabile. Nessuna legge di protezione degli animali può essere concepita in spregio alla sicurezza e alla vita stessa di altri animali. E’ evidente che, stando così le cose, non ci si può adattare alla presenza di questi animali, non ci sono le condizioni per quella “coesistenza” di cui parlano gli esperti come di una necessità.