Il delitto di Avetrana diventa uno sceneggiato televisivo, ma sarà difficile fare meglio della realtà.
Al di là della tragedia che il “caso di Avetrana” contiene alla sua base, la barbara uccisione di una ragazza di 15 anni, Sarah Scazzi, e l’altrettanto barbaro occultamento del suo cadavere, l’incredibile seguito, per molti aspetti decisamente morboso, ed il successo mediatico che esso ha riscosso fra l’opinione pubblica italiana all’epoca dei fatti va spiegato con il fatto che i suoi personaggi si muovono sulla scena del suo contesto, fin dall’inizio, più con le movenze degli attori consumati di una commedia che come i responsabili, quali che siano state le responsabilità individuali di ognuno, del compimento di un’autentica tragedia.
Il caso presentava infatti un contadino involontariamente comico in tutte le sue sgrammaticature pienamente popolaresche, che si esprimeva con quell’italiano imbevuto di espressioni dialettali che, noi della zona, conosciamo fin troppo bene e al quale siamo pure molto affezionati, ma che certamente doveva suonare stranissimo alle orecchie degli abitanti del nord Italia.
Questo personaggio, parliamo chiaramente di Michele Misseri, era per di più soggiogato dalle donne di casa, la moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina le quali, fin dall’inizio, parevano assai scaltre nel presentarlo al sistema informativo come un incapace, il responsabile di tutti i mali dell’Umanità.
Ma il caso presentava anche dei risvolti da commedia dell’amore, con l’amore o comunque l’affetto, non troppo ricambiati, che la giovane estetista Sabrina provava per il pizzaiolo Ivano, sentimenti ostacolati nella loro maturazione reciproca, veniva forse da pensare a Sabrina, dalla presenza costante, nelle uscite di gruppo, della piccola Sarah, la quale a sua volta veniva da un contesto familiare dominato dalla presenza di una madre Testimone di Geova, sempre molto composta in tutte le sue apparizioni, e da un padre praticamente incapace di proferire parola.
A questo si aggiungano le maldicenze e i pettegolezzi del paesino di cui nessuno aveva mai sentito parlare fuori dal sud della Puglia, e nessuno potrà quindi meravigliarsi se Avetrana divenne, in quella fine estate del 2010, una specie di succursale degli studi televisivi di tutte le emittenti nazionali.
Come meravigliarsi allora del fatto che questa vicenda sia diventata una serie tv, strutturata in 4 puntate da 60 minuti l’una, che sarà presentata alla Festa del Cinema di Roma prima di essere trasmessa su internet da Disney plus dal 25 ottobre?
Il titolo scelto per la serie, quasi a incaricarsi di dimostrare quello che invece il caso di Avetrana è incredibilmente stato fin dall’inizio, è “Avetrana-Qui non è Hollywood”. Uno sceneggiato che ci pare di aver visto già svolgersi in presa diretta, davanti ai nostri occhi, senza l’aiuto di alcun copione e con l’interpretazioni di attori per nulla dilettanti, oseremmo dire quasi all’altezza della bravissima e nota Vanessa Scalera, alla quale è stata affidata la parte di Cosima Serrano.