Alla scoperta di Muro Tenente, ultima stazione dell’antica via Appia prima di Brindisi

Domenica prossima 22 settembre, in occasione dell’Appia Day, anche il Parco Archeologico di Muro Tenente, così come le varie località ed i vari siti posti lungo il tracciato della Regina viarum, mostrerà ai suoi visitatori, oltre alla visita guidata di quello che resta del villaggio messapico, il segmento recentemente rinvenuto della via Appia, la via consolare che conduceva da Roma a Brindisi e che è stata recentemente inserita fra i siti patrimonio mondiale dell’Unesco.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina facebook del parco archeologico ma, anticipando l’evento nazionale, abbiamo avuto l’occasione di visitare questo luogo affascinante in occasione di una delle consuete visite guidate che si tengono la domenica pomeriggio.
Il villaggio messapico di Muro Tenente, da identificarsi verosimilmente con l’antica Scamnum, era diventato, dopo l’inizio della dominazione romana in Puglia nel III secolo a.C, di fatto l’ultima stazione nella quale i viaggiatori potevano sostare prima di giungere a Brindisi, ma esso era stato nei secolo precedenti uno di quei luoghi che rientravano nel cosiddetto “Limitone dei Greci“, un insieme di siti archeologici comprendenti sia centri abitati sia luoghi di culto che tagliano, da ovest verso est, il territorio dell’alto Salento, indicando quei punti nei quali i greci ebbero evidenti interazioni con le popolazioni locali, a partire dal loro insediamento in quella che è l’attuale Taranto, durante l’VIII secolo a.C.
Oltre a Taras e a Scamnum, si possono citare Oria, l’antica Hyria, l’altro villaggio messapico di Valesio, posto nei pressi di Torchiarolo, il tempietto di San Miserino (Sandonaci), le chiese di San Pietro a Crepacore (Torre S.Susanna) e Santa Maria dell’Alto (Campi Salentina)
La nascita del primo insediamento di Muro Tenente, il cui territorio attuale è suddiviso fra i territori di Mesagne e Latiano, risale d’altronde a solo un secolo prima della colonizzazione greca. Il sito è oggetto di un lavoro di recupero e valorizzazione frutto di una convenzione stipulata già negli anni ’90 fra i due Comuni e la Libera Università di Amsterdam, che ha posto fine, purtroppo quando molti danni erano stati già fatti, all’opera dei tombaroli, i quali nei decenni precedenti avevano provveduto a depredare molte sepolture del loro prezioso contenuto.
Camminando al suo interno si resta indubbiamente colpiti da alcuni elementi, richiamati all’attenzione dalle indicazioni della guida turistica e dai cartelli illustrativi. Innanzitutto, le tumulazioni interrate adiacenti a quello che resta, appena le fondamenta, delle abitazioni. I Messapi, infatti, a differenza di Greci e Romani, non avevano timore alcuno nel porre i defunti accanto alla propria dimora. Erano anzi soliti seppellire il corpo dei bambini o dei neonati morti prematuramente all’interno delle stesse.
Percorrendo il perimetro dell’insediamento, osservando ciò che resta di quelle che erano le anticamente imponenti mura difensive, restiamo colpiti nell’apprendere, e nell’immaginarci, l’assedio a esse portato dai Romani i quali, nel bel mezzo delle Guerre Puniche, vollero punire quei villaggi, e Scamnum era uno di questi, che avevano preferito allearsi con i Cartaginesi piuttosto che con loro. Ci vengono mostrate un paio di pesantissime palle di pietra lanciate nel corso dell’offensiva, lasciate esattamente nel posto in cui sono state rinvenute.

Le conseguenze della vittoria romana nella guerra contro Annibale furono quindi negative per questo villaggio, che fu razziato e distrutto in virtù del suo “tradimento” e che, mai più tornò ai fasti delle origini, fino a decadere completamente nei primi secoli d.C., pur diventando funzionale, come si è detto in precedenza, come luogo d’insediamento di alcuni coloni romani in virtù della sua posizione strategica sulla strada per Brindisi. Non meraviglia quindi osservare le fondamenta di una villa rustica, termine che per i Romani corrispondeva a quello di “fattoria”.

Visto che delle antiche costruzioni messapiche resta veramente poca cosa, è veramente notevole e degna di ammirazione la ricostruzione di come doveva apparire un’antica casa messapica, fatta ricorrendo all’aiuto di maestranze albanesi in grado di costruire una spaziosa casa a più ambienti utilizzando la tecnica con cui si mettevano su i muri a secco, con un’infinità di pietre messe sapientemente a incastro.

Il passaggio della via Appia da Muro Tenente infine, ultimo ma non per ordine d’importanza. A differenza dei grandi blocchi di pietra vulcanica che ne costituiscono lo scenario maestoso nei pressi di Roma e fino al territorio campano, qui abbiamo a che fare con la cosiddetta “pietra glareata”, certamente meno elegante e scorrevole, ma la sola che fosse a disposizione nella zona, osservabile nella foto di copertina.
Collaborano a tenere pulito e controllato il parco anche gli agricoltori di una cooperativa i quali coltivano varie verdure nelle diverse stagioni dell’anno, mettendo a frutto i terreni liberi dai reperti e dai lavori di scavo.