Autonomia differenziata in Puglia: Un Commissario per fermare abusi e inefficienze

L’autonomia differenziata, recentemente approvata dal governo, potrebbe aprire la strada a un sistema sanitario regionale fuori controllo, soprattutto al Sud, come nel caso della Puglia.
Governatori, governi regionali e dirigenti locali potrebbero prendere decisioni non trasparenti, con gravi conseguenze per i cittadini, e la sanità pugliese potrebbe seguire un percorso diverso rispetto ad altre regioni del Nord, dove la sanità funziona in maniera differente.
Pertanto, la figura di un Commissario Governativo diventerebbe essenziale per garantire che la sanità rimanga sotto un controllo rigoroso dello Stato e che le risorse vengano utilizzate correttamente, evitando abusi di potere e sprechi.

Ogni regione deve adeguare ospedali e strutture sanitarie allo stesso livello, non solo per quanto riguarda i LEP (Livelli Essenziali di Prestazione), che sono i servizi e le prestazioni che devono essere garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale.
È necessario strutturare i servizi sanitari non solo con strutture e macchinari identici a quelli degli ospedali del Nord, ma anche con unità lavorative specializzate, come medici e infermieri.
Prendiamo come esempio Manduria, un comune della Puglia che, come molti altri nella regione, affronta quotidianamente le difficoltà di un sistema sanitario già in crisi.
Il suo ospedale, situato in una posizione strategica e di frontiera, soprattutto in estate quando la popolazione aumenta per l’afflusso turistico, si trova in una condizione precaria.
La struttura è decadente, mal gestita, e lontana dall’offrire i servizi che dovrebbe garantire.
La carenza di medici, la mancanza di attrezzature adeguate e i tempi di attesa interminabili sono problemi all’ordine del giorno. Non è raro che chi ha bisogno di cure specialistiche debba cercarle in altre strutture e, a volte, fuori regione.
Questo fenomeno, noto come “mobilità passiva”, è una delle criticità del bilancio regionale più evidenti delle disuguaglianze territoriali nella sanità che andrebbe a discapito dei pugliesi.
Va detto chiaramente: Manduria è solo un esempio. Potremmo parlare di qualsiasi altra città o comune pugliese che vive situazioni simili.
L’accesso ai servizi sanitari specializzati è molto spesso limitato. Gli ospedali sono distanti, spesso mal collegati, e le risorse umane, oltre alle attrezzature obsolete, non sono sufficienti a garantire un’assistenza di qualità.

In questo contesto, l’autonomia differenziata potrebbe diventare un problema ancora più serio. Le regioni con più risorse, come la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto (curiosamente, due di queste Regioni amministrate dalla Sinistra, che pubblicamente è contraria all’autonomia differenziata, mentre una, il Veneto, dal centrodestra che è a fine mandato) potrebbero migliorare i propri servizi sanitari, mentre città come Taranto, Lecce, Brindisi, Foggia rischiano di essere lasciate ancora più indietro.
Nelle province maggiori della Puglia, la situazione sanitaria è critica. Ospedali , come il Santissima Annunziata di Taranto, il Valle d’Itria di Martina Franca, l’Ospedale Riuniti di Foggia e lo stesso Miulli di Gioia del Colle, sono sovraccarichi, con reparti in difficoltà e lunghe liste d’attesa.

A Brindisi, la situazione non è molto diversa, con un sistema ospedaliero che fatica a garantire servizi efficienti, specialmente per quanto riguarda le specializzazioni più complesse.
Nella provincia di Bari va meglio, (Chissà perchè) ma Lecce, pur essendo un capoluogo, soffre delle stesse problematiche, con una carenza cronica di personale medico e attrezzature non sempre all’altezza delle esigenze.
Emerge una problematica più ampia e pericolosa: cosa accade quando un Governatore, un governo regionale o anche i dirigenti regionali decidono di gestire le risorse destinate alla Sanità in maniera discutibile?
In un contesto dove ospedali sono stati prima aperti e poi chiusi; attrezzati con macchinari milionari poi finiti nei sotterranei e vengono pagati per essere smaltiti, la questione diventa ancora più urgente.
Da tutto ciò emerge un’affermazione inconfutabile: lasciare il sistema così com’è ora sarebbe un ennesimo errore.

Il Governatore Michele Emiliano è al penultimo posto della classifica di gradimento dei governatori delle Regioni italiane per l’anno 2024, compilata da Il Sole 24 Ore, e ciò potrebbe essere attribuito alla gestione del sistema sanitario.
Con l’autonomia differenziata, le Regioni avrebbero ancora più libertà di gestire i fondi per la Sanità, e senza un controllo rigoroso, potrebbero essere tentate di prendere decisioni che non andrebbero a beneficio dei cittadini, ma piuttosto a vantaggio di interessi personali o politici.
Non esiterei un istante a firmare per l’abrogazione di una legge che potrebbe portare a una mera divisione tra Nord e Sud del sistema sanitario, ma non firmerei nemmeno per mantenere lo stato attuale delle cose.

Il miglioramento potrebbe consistere proprio nella nomina di un Commissario Governativo per ogni regione, autorizzato a esercitare un controllo conclusivo su tutte le decisioni sanitarie adottate. Senza la sua approvazione, nessuna spesa potrebbe essere autorizzata.
In realtà, questa proposta non si discosta molto da un’idea che Giorgia Meloni aveva avanzato nel 2014 (video strumentalizzato dalla sinistra) , periodo in cui non era ancora Premier. All’epoca, si opponeva alle autonomie regionali, proponendo la creazione di distretti regionali sempre gestiti dallo Stato. Bene, facciamolo con la Sanità. Un sistema misto Stato (Commissario) e Regione. Un organo statale che, assumendosi specifiche responsabilità, supervisioni le spese sanitarie regionali.

Questo Commissario ad acta avrebbe il compito di supervisionare attentamente ogni decisione presa a livello regionale, garantendo che tutte le scelte siano orientate esclusivamente al benessere della popolazione e non a fini secondari.
Il Commissario potrebbe assicurare l’approvazione di ogni spesa o decisione nel settore sanitario. Invece di “organo”, potrebbe essere denominato “distretto”, utilizzando lo stesso termine adottato dalla Meloni.
Il Commissario potrebbe intervenire per bloccare spese fuori controllo, prevenire il prolungamento ingiustificato delle liste d’attesa e, soprattutto, assicurarsi che i fondi destinati alla sanità vengano utilizzati in modo efficiente.

Pensiamo ai nuovi ospedali in costruzione in Puglia, come quello di Fasano-Monopoli o il San Cataldo di Taranto. Questi progetti rischiano di diventare delle “cattedrali nel deserto” se non vengono gestiti correttamente. I lavori procedono, ma i ritardi si accumulano e le domande su quando e come queste strutture entreranno in funzione si fanno sempre più pressanti, ma soprattutto dove trovare personale e professionalità simili a quelle degli ospedali del nord, naturalmente con le stesse attrezzature e tecnologia.

Un commissario governativo potrebbe garantire che questi ospedali non rimangano incompleti o inefficaci, assicurando che vengano dotati di tutte le risorse necessarie per funzionare al massimo delle loro capacità. Un altro esempio è Cisternino, in provincia di Brindisi.
Oggi i cittadini pugliesi spesso sono costretti ad attendere mesi per una visita specialistica, mentre nelle regioni come il Veneto, l’Emilia-Romagna o la Lombardia, lo stesso servizio può essere ottenuto in pochi giorni.
Questa disparità non è solo ingiusta, ma contravviene ai principi fondamentali di equità che dovrebbero guidare il nostro sistema sanitario.
L’autonomia differenziata potrebbe essere un’opportunità, ma garantita da un’equità che offra maggiore flessibilità alle regioni senza che questa venga a scapito dell’equità e dell’efficienza.
I LEP devono rimanere una priorità assoluta, e per garantire che vengano rispettati è necessario un controllo centrale rigoroso.

Un commissario governativo potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel prevenire abusi, assicurando che la sanità in Puglia – da Manduria a Ugento, da Grottaglie a San Ferdinando di Puglia – sia gestita in modo responsabile e trasparente, senza che i governatori o i dirigenti regionali possano prendere decisioni che vadano a scapito dei cittadini.
Non è solo l’enunciazione dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) a poter rassicurare i pugliesi, ma è fondamentale che i servizi funzionino al Sud esattamente come al Nord.

L’obiettivo è garantire uniformità, equità e soprattutto qualità nell’accesso alle cure sanitarie in tutte le regioni, assicurando che la qualità del servizio sia omogenea su tutto il territorio nazionale. Intanto, firmerò per l’abrogazione di questa legge se il Governo non riterrà opportuno ritirarla e modificarla.