Puglia maglia nera per il dato relativo al sovraffollamento delle carceri
Il tema è annoso, se ne discute da tanti anni. Tuttavia lo straziante aggiornamento, pressoché quotidiano, dei dati sui suicidi in carcere dei detenuti, ma anche di alcuni rappresentanti della polizia penitenziaria, ha spinto inevitabilmente la politica ad intervenire ed il Governo, con il Ministero della Giustizia, ad emanare in questi giorni un apposito decreto, assai contestato per la sua insufficienza dall’opposizione.
Esso prevede, fra le altre cose: l’assunzione di 1.000 agenti di polizia penitenziaria tra il 2025 e il 2026; l’implementazione della dotazione organica del personale dirigenziale penitenziario di 20 unità di dirigente penitenziario, lo scorrimento delle graduatorie degli ultimi concorsi per funzionari e ispettori di polizia penitenziaria; la nomina di un Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, in carica fino al 31 dicembre 2025; una disciplina specifica, sulla detenzione domiciliare, in favore dei condannati over 70, così come per i detenuti tossicodipendenti di scontare la pena nelle apposite comunità ed anche norme per incrementare il numero dei colloqui telefonici settimanali e mensili dei detenuti.
Il problema alla base è certamente quello del sovraffollamento, rispetto alla capienza ordinaria, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, nonché la loro grave fatiscenza.
Nei 189 istituti di pena presenti in Italia, sono detenute 61.133 persone, delle quali 2682 donne, a fronte di una capienza di 46904 posti. In questa situazione, la Puglia registra purtroppo il record negativo di presenze eccedenti: fatti 100 i posti disponibili nei penitenziari pugliesi, essi vedono la presenza di 144 detenuti.
Da questo punto di vista, pare certamente condivisibile, lapalissiana, la necessità di costruire nuovi impianti penitenziari o di adibirne allo scopo strutture che possano svolgerne la funzione. Si tratta di una misura assolutamente fondamentale, senza la quale tutti gli altri interventi migliorativi non hanno quasi ragione di esistere.
Che in posti nei quali non sono garantiti nella cella i 3 metri quadrati per ogni detenuto, dove si pena per il caldo d’estate, in assenza anche dei ventilatori, ma non ci può fare neppure una doccia calda in inverno, dove lo spazio per cucinare è letteralmente attaccato al wc, dove proliferano blatte e insetti, non sia garantita la benché minima dignità per il detenuto, è assolutamente fuori discussione.
Si spiegano in questo modo i 64 suicidi commessi dai detenuti dall’inizio dell’anno ed i 7 commessi dai funzionari della polizia penitenziaria, anch’essi connessi alla gravissima situazione esistente nelle carceri, dove non è assicurato il livello minimo di agenti richiesto, il che genera inevitabile frustrazione ed enormi difficoltà al personale presente. Ma il quadro descritto spiega pure le costanti rivolte che si sono registrate negli ultimi mesi negli istituti di tutta Italia, a dimostrazione di come la popolazione carceraria stia puntando anche, legittimamente, su una mobilitazione complessiva per fare meglio valere i propri diritti.
Un’altra questione delicata da affrontare riguarda quella della garanzia delle cure sanitarie per i detenuti, e su questo tema interviene l’Associazione assai vicina alle posizione politiche dei Radicali “Luca Coscioni”: essa ha inviato 102 diffide della Direzioni generali delle Aziende Sanitarie Locali delle città dove si trovano i 189 istituti penali italiani.
Si tratta di diffide ad adempiere al proprio compito stabilito dalla legge: procedere a sopralluoghi nelle strutture penitenziarie di loro competenza con il fine di apprezzare le circostanze relative all’igiene e le profilassi delle stesse, della fornitura di tutti i servizi socio-sanitari e di agire di conseguenza, qualora esse non siano a norma.
Una iniziativa lanciata alla luce della pressoché totale mancanza nel recente decreto carceri, sostiene l’Associazione, di misure strutturali volte a garantire il diritto alla salute nei 189 istituti di pena in Italia, e che tiene in considerazione il fatto che ai direttori generali delle aziende sanitarie spetta il compito di riferire al Ministero della Salute e a quello della Giustizia sulle visite compiute e sui provvedimenti da adottare. E’ infatti onere delle ASL accertare, anche attraverso visite ispettive agli istituti di pena, che le condizioni di igiene siano rispettate e, in caso contrario, intervenire per interrompere eventuali gravi mancanze.