Maledetti aduttori: per Dell’Acquila sfuma il sogno della riconferma olimpica
C’era grande attesa quest’oggi a Mesagne, capitale d’Italia del taekwondo per meriti sportivi, per il torneo olimpico della categoria 58 km, che vedeva impegnato l‘enfant du pays Vito Dell’Acquila, laureatosi campione olimpico di questa categoria nella precedente edizione dei Giochi.
Un maxischermo era stato allestito al di fuori della palestra “New Marzial Mesagne” nella quale si allena tutta la florida schiera di giovani taekwondoki, ragazzi e ragazze, che puntano ad imitare le gesta dei due campioni olimpici ai quali Mesagne ha dato i natali: Carlo Molfetta, vittorioso a Londra nel 2012, e appunto Dell’Acquila.
Le speranze erano in realtà quelle di tutta l’Italia sportiva, che nell’occasione dei Giochi olimpici si mostra tifosa appassionata di ogni disciplina sportiva, e soprattutto del CONI e dei tecnici della federazione, che vedevano nel 23enne una carta praticamente certa sulla quale puntare non solo per irrobustire il medagliere nazionale, ma anche per aggiungere un altro oro.
Invece la sfortuna si è materializzata nell’appuntamento clou dell’intera stagione, in uno di quelli più importanti della vita di un atleta di una disciplina per la quale i Giochi sono, di gran lunga, il momento di maggiore visibilità. Lo ha fatto sotto forma di una lesione tendinea all’aduttore sinistro, che in realtà aveva colpito il campione (ma questo lo si è saputo solo oggi, la notizia era stata tenuta comprensibilmente celata) già la scorsa settimana.
Il torneo in programma interamente oggi, del resto, non lasciava margini di recupero fra i vari turni, quattro in totale per arrivare a giocarsi una medaglia. Se il primo turno era stato superato da Dell’Acquila con un prodigioso recupero quando era molto sotto con il punteggio, il quarto di finale lo aveva mostrato facile vincitore per due round a zero sull’ungherese Omar Gergely Salim, e con questo proiettato da favorito negli incontri che valevano le medaglie.
E invece la semifinale, che l’opponeva all’azero Gashim Magomedov, ne palesava evidenti difficoltà di movimento, al punto che, perso il primo round, nel secondo si assisteva ad un incontro letteralmente a senso unico, nel quale Dell’Acquila alla fine ha praticamente smesso di combattere. L’infortunio patito non gli ha consentito neppure di prendere parte alla finale nella quale era in palio la medaglia di bronzo.
Delusione atroce per l’Italia del taekwondo e per Vito Dell’Acquila, la cui calma proverbiale, che gli ha consentito di recuperare incontri compromessi, dovrà ora essere la base per costruire un percorso tale da portarlo, ci si può scommettere, a prendersi una rivincita sulla sfortuna a Los Angeles, fra quattro anni. Sono tanti, pazienza.