Proclamato lo stato d’agitazione contro l’ASL di Brindisi da parte del Presidente dell’Ordine dei Medici. Gravissime le carenze denunciate.
Il sindacato Fials, congiuntamente con altre sigle sindacali quali la federazione Cimo-Fesmed, ha tenuto oggi una conferenza stampa per proclamare ufficialmente il proprio stato di agitazione, e quindi la mobilitazione dei propri aderenti del comparto sanitario, nei confronti dell’ASL di Brindisi.
Il cahier de doleance è molto ampio, i suoi destinatari sono certamente la direzione sanitaria dell’ASL di Brindisi così come il governo regionale ma, quello che più conta, sono le drammatiche conseguenze che l’insieme delle lamentele comporta: un paziente che abbia a che fare con le strutture ospedaliere dell’ASL brindisina rischia, purtroppo, di non ricevere tutte le cure e le attenzioni delle quali egli potrebbe avere bisogno per vedere salvaguardata la propria vita. E questo non in virtù certamente del poco impegno o della scarsa professionalità del personale di turno, dai medici agli infermieri agli altri operatori, ma perché il loro numero è gravemente sottodimensionato rispetto al fabbisogno richiesto.
Da qui nascono i turni massacranti ai quali il personale sanitario è sottoposto, con tutte le (drammatiche) conseguenze del caso: con quale lucidità può un chirurgo, alla fine di un turno di svariate ore, affrontare un intervento nel quale gli è richiesto di operare con la massima tempestività e col pieno controllo delle proprie competenze? Certamente egli non potrà garantirle allo stesso modo di come potrebbe farlo se tale intervento venisse chiamato a svolgerlo nell’ambito di un servizio che gli garantisca le dovute ore di riposo e la normale rotazione fra colleghi.
Eppure medici e infermieri dell’ASL brindisina non si sottraggono a questo gravoso carico di lavoro, finendo per di più col dover sostenere le tante lamentele, quando non direttamente le aggressioni, di un’utenza esasperata. Un caso per tutti, purtroppo assurto agli onori delle cronache non solo provinciali: il pronto soccorso dell’ospedale “Perrino”, nel quale si sa quando si entra, ma dal quale si potrebbe uscire anche due giorni dopo. E’ successo infinite volte, accade ogni giorno, continuerà ad accadere.
Oppure la questione dell’assenza, nell’ospedale di riferimento della provincia, di un radiologo interventista pur in presenza della strumentazione necessaria, il che ha comportato la richiesta di una collaborazione forzata con “Vito Fazzi” di Lecce e con “S.Annunziata” di Taranto, gli ospedali di primo livello più vicini presso i quali vengono trasportati i pazienti che necessitino di un radiologo interventista.
Secondo Giuseppe Carbone, del sindacato Fials, “la direzione strategica fa acqua da tutte le parti, il personale è stressato e non è nelle condizioni di assicurare l’assistenza. E infatti noi siamo qui perché siamo preoccupati per i cittadini”, mentre per Arturo Oliva, segretario di Cimo-Fesmed e presidente dell’Ordine provinciale dei Medici, “I risultati raggiunti e sbandierati dall’Asl vengono dall’abnegazione del personale”.
Ma il problema riguarda anche le strutture. Se il Perrino presenta i problemi di cui sopra più una problematica strutturale legata al suo antiquato assetto verticale, gli altri due ospedali che hanno resistito alla scure che ha fatto strage degli ospedali di questa provincia, Francavilla F. e Ostuni, vivacchiano appena, fra chiusure di reparti, come Ostretricia a Francavilla (con la conseguenza che c’è su Brindisi attualmente un solo punto nascite) o reparti promessi e che non sono mai nati.
In prospettiva anzi, sempre secondo Carbone, il nuovo ospedale Monopoli-Fasano sarà di fatto definito “del sud Barese”, non certo del brindisino, rappresentando addirittura un pericolo mortale sia per l’ospedale di Ostuni sia per quello di Francavilla, che rischieranno ulteriori ridimensionamenti, se non la completa dismissione.