Anziano ucciso dal badante a Castrignano dè Greci: l’incredulità dei familiari
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Ha destato profondo sgomento, nella piccola comunità della Grecìa Salentina di Castrignano dè Greci e non solo in quella, la morte dell’81enne Fernando Monte, ucciso dal badante moldavo che lo accudiva da un paio d’anni, perché davvero nulla poteva lasciare presagire un’evoluzione così tragica di un rapporto definito come assolutamente sereno fra i due, che venivano visti frequentemente insieme passeggiare per le via del paese e presso il locale club di tifosi del Lecce.
D’altronde quale familiare responsabile affiderebbe per lungo tempo una persona cara, non autosufficiente (il signor Monte si spostava spesso con l’ausilio di una sedia a rotelle) alle mani di un badante che non dimostri dedizione, cura e rispetto verso il proprio assistito? Non c’era il minimo presupposto che potesse far pensare che il 36enne moldavo arrivasse anche solo a fare un gesto che potesse mettere a repentaglio la salute del suo assistito.
La testimonianza del genero della vittima è assolutamente eloquente: “mai un gesto di squilibrio, aveva tenuto un comportamento sempre assolutamente impeccabile con tutto noi, trattava la persona a lui affidata come un padre, è del tutto inspiegabile quanto accaduto. Mio suocero non vedeva l’ora che tornasse dai periodici viaggi che compiva per tornare ogni tre o quattro mesi nel suo Paese natale e noi lo invitavamo a mangiare con noi in occasione delle festività. Sapevamo che aveva dei rapporti difficili con la moglie, ma non potevamo pensare che questo potesse fargli perdere completamente il controllo delle proprie azioni”.
I fatti sono avvenuti a mezzogiorno della giornata di domenica. Come dichiarato dallo stesso badante al magistrato che lo ha interrogato presso il carcere di Borgo San Nicola, dove è stato tradotto in stato di fermo, alla base del suo insano gesto ci sarebbe stato un litigio causato da futili motivi. I due avrebbero cominciato a litigare perché l’assistito avrebbe cercato di leggere i messaggi che il suo badante si scambiava sul proprio cellulare con la sorella, perché avrebbe osato in qualche modo intromettersi nelle sue vicende personali. In realtà avrebbe ammesso anche di “sentire delle voci”, di essere quindi affetto da questo tipo di disturbo psichico.
Da lì lo scatto d’ira, irreparabile, senza ritorno e senza giustificazione alcuna: l’uomo ha iniziato a colpire alla testa e non solo l’anziano esattamente col suo stesso smarthphone, indiziato di essere stato la causa della lite, accanendosi su di lui poi anche con calci e pugni, come dallo stesso ammesso nell’interrogatorio. A indicare esattamente le cause del decesso provvederà comunque l’autopsia che è stata disposta dalla Procura della Repubblica di Lecce e che verrà affidata ad un medico legale.
Ad accorgersi del terribile accaduto è stata una delle figlie del signor Monte. La donna, di rientro da una giornata trascorsa al mare, era passata da casa del padre per un saluto. Entrata in casa si è imbattuta in una scena raccapricciante: prima ha trovato il badante, nudo e sporco di sangue, versare in uno stato confusionale e a poca distanza, riverso per terra, il corpo del padre, anch’egli insanguinato e con evidenti segni di percosse. La donna a quel punto ha avuto tuttavia la lucidità di chiamare il 112: sul posto sono giunti i carabinieri della Sezione radiomobile della compagnia di Maglie che, assieme ai colleghi del Nucleo investigativo, hanno ispezionato l’abitazione e provveduto a “congelare” i reperti della scena del crimine, a partire dal telefono del badante, trovato anch’esso sporco di sangue.
Un terribile fatto di cronaca, accaduto all’interno di un rapporto lavorativo che, per la sua particolarità, ha ricadute dirette anche sui rapporti umani che si instaurano fra le persone coinvolte, non solo il badante o la badante con l’anziano/a, ma anche con i suoi familiari. Un rapporto col quale moltissimi italiani si trovano, prima o poi a fare i conti, con un esercito nutrito di assistenti alla cura delle persona provenienti generalmente dai più disparati Paesi dell’est Europa, fra gli inevitabili alti e bassi ed i momenti di tensione o di incomprensione che si possono verificare quando c’è di mezzo l’assistenza a persone con problemi di salute, aggravati magari dal deterioramento delle funzioni mentali.
Una vicenda che ha qualche somiglianza col celebre delitto dell’Olgiata, accaduto nell’estate del 1991, del quale fu vittima la contessa Alberica Filo della Torre, uccisa dal proprio domestico, restato per molti anni, in quel caso, a margine delle indagini, prima di essere riconosciuto come l’autore del delitto 20 anni dopo, a seguito di una perizia su di un reperto che portò alla scoperta del suo Dna.