“Rifare immediatamente la strada che collega Palagiano alla Marina di Lenne”

Antonio Paolo Scalera, consigliere regionale de La Puglia Domani e vice presidente della V Commissione, chiede un incontro con urgenza con l’assessore regionale al demanio e alle infrastrutture, col Presidente dell’Autorità di bacino per la Puglia, col Presidente della Provincia di Taranto e con il sindaco del Comune di Palagiano al fine di discutere della situazione in cui versa la strada che collega il comune di Palagiano alla località Marina di Lenne, che prende il nome dall’omonimo corso d’acqua che vi sfocia.
Questa strada, la sola che collega il territorio comunale a questa marina, rappresenta un percorso obbligato per tutti coloro che intendono raggiungere la spiaggia, nonché per tutti coloro che in quel luogo si recano anche con imbarcazioni per dedicarsi alla pesca amatoriale, versa tuttavia in uno stato di totale degrado, come testimoniano le immagini.
“Il manto stradale”, commenta Scalera, “è disseminato da numerose buche di ampie dimensioni e profondità. Sono presenti avvallamenti e dossi dell’asfalto causati dalle radici degli alberi circostanti e vi è una presenza di pietrisco e materiale di risulta abbandonato sui margini della strada che, di sovente, invade anche la carreggiata. Le condizioni in cui versa quella strada rappresentano una palese situazione di pericolo per l’incolumità fisica di tutti coloro che frequentano la località marina e l’arrivo della stagione estiva, con il conseguente aumento esponenziale dei fruitori del percorso, acuisce ulteriormente il rischio di incidenti e/o situazioni di pericolo che potrebbero verificarsi” – conclude il Vice Presidente della V Commissione, chiedendo l’immediato e totale rifacimento della sede stradale.
Il caso in questione è paradigmatico, in quanto solo uno fra i tanti casi di strade provinciali abbandonate al loro destino. Un tema così importante, legato alla sicurezza delle persone, vede l’Italia vittima di inerzia e immobilismo. Non si interviene con la motivazione della scarsità di riforme, come se tale scarsità fosse il risultato di un flagello divino e non di operazioni strategiche: uno Stato che non abbia totale autonomia in materia di spesa pubblica su servizi legati alla sicurezza delle proprie infrastrutture o alla sanità, non si dovrebbe definire neppure uno Stato. Piuttosto una succursale di interessi privatistici, alla mercé dei pareri di agenzie di rating e di speculatori finanziari. Tale sudditanza accomuna, purtroppo, l’intero arco politico.