Taranto: Guardia Costiera smaschera inquinamento in Acquacoltura

La Operazione Fantasma ha visto la Guardia Costiera di Taranto bloccare un importante impianto di acquacoltura, che stava deliberatamente inquinando il mare. L’indagine, condotta con il supporto della Procura della Repubblica di Taranto, ha portato alla notifica di avvisi di garanzia per cinque persone coinvolte.
Reati contestati
Tra i reati contestati ci sono:
- Inquinamento ambientale (art. 452 bis c.p.)
- Adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari (art. 440 c.p.)
- Gestione illecita dei rifiuti (art. 256, c. 3, del d.lgs 152/2006)
- Impedimento del controllo e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (art. 452 septies c.p. – art. 388 c.p.)
L’impianto, già soggetto a sequestro nel 2019 per occupazione demaniale abusiva, aveva continuato a eludere i controlli delle autorità.
Inquinamento deliberato
Durante le ore notturne, lo stabilimento utilizzava una tubatura bypass per scaricare i reflui industriali direttamente in mare e nel suolo. Questo stratagemma ha permesso di risparmiare notevoli somme di denaro, quantificate in oltre 360.000 euro, a scapito dell’ambiente marino e costiero.
Impatti sull’ecosistema
L’inquinamento ha causato la contaminazione dei prodotti ittici allevati, con conseguente declassamento della qualità delle acque da parte dell’ASL di Taranto. La presenza di batteri come escherichia coli, scarti di mangime e sostanze chimiche ha alterato negativamente l’ecosistema marino.
La Fine di un crimine ambientale
Grazie all’Operazione Fantasma, la Guardia Costiera ha posto fine a questa attività illecita, salvaguardando il delicato ecosistema marino di Taranto. Le indagini hanno dimostrato la capacità delle forze dell’ordine di contrastare efficacemente l’ecocriminalità.
Per gli indagati, vige il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.