La storia del Festival della Valle d’Itria

Il Festival della Valle d’Itria, situato a Martina Franca, venne istituito nel 1975 grazie all’entusiasmo di un gruppo di amanti della musica guidati da Alessandro Caroli, il primo presidente, con l’essenziale sostegno di Franco Punzi, all’epoca Sindaco di Martina Franca, e di Paolo Grassi, allora sovrintendente del Teatro alla Scala.
Da subito, il Festival si è distinto per la valorizzazione audace di un repertorio e prassi esecutive precedentemente sottovalutati.

Le prime edizioni hanno visto la realizzazione di spettacoli significativi come “Tancredi” di Rossini (1976, prima della Rossini Renaissance) e “Norma” nella versione originale con una protagonista dal timbro vocale più profondo rispetto alla giovane Adalgisa.
Dal 1980, sotto la presidenza di Franco Punzi e la direzione artistica di Rodolfo Celletti, esperto in vocalità, il Festival ha consolidato la sua identità incentrata sulla riscoperta del repertorio belcantistico e della Scuola musicale napoletana.
Questa fase ha incluso opere di Rossini come “Adelaide di Borgogna” e “Semiramide“, “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi, e “Giulio Cesare” di Händel, tra gli altri.
Con la direzione artistica di Sergio Segalini, tra il 1994 e il 2009, il Festival ha espanso la sua portata internazionale con la selezione di opere come “Medée” di Cherubini nella versione originale francese e “La Grande-Duchesse de Gérolstein” di Offenbach.
Dal 2010, sotto la direzione artistica di Alberto Triola, il Festival ha rinnovato l’attenzione verso il repertorio belcantistico e il teatro musicale barocco, arricchendo il suo catalogo con opere del ventesimo secolo e contemporanee, tra cui “Napoli Milionaria!” di Rota e l’opera “L’Orfeo” di Luigi Rossi-Daniela Terranova.
Le produzioni del Festival sono note per l’autenticità dei testi e il rispetto dei tipi vocali, contribuendo a lanciare artisti di calibro internazionale come Mariella Devia e Fabio Luisi. Dal suo inizio, il Festival ha presentato oltre cento opere e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, incluso il Premio Abbiati.