Pizzo nell’edilizia salentina: i bonus non fermano l’illegalità

In un viaggio investigativo nel cuore pulsante dell’edilizia salentina, abbiamo scoperto che il “pizzo nell’edilizia salentina” è ben più di un sussurro tra le mura dei cantieri sparsi tra Lecce, Nardò e Gallipoli. Il pizzo si rivela essere una pratica inquietante, un segreto nascosto dietro la facciata di una normale giornata lavorativa per circa 9.500 operai impegnati in un settore che, nonostante gli incentivi statali per le ristrutturazioni, sembra non distanziarsi dall’ombra dell’illegalità.
Il settore edile, stimolato dai bonus statali, ha visto una rinascita apparente, con nuove imprese e assunzioni. Tuttavia, questa facciata luminosa cela crepe profonde: incidenti sul lavoro non denunciati, sicurezza carente, e soprattutto, il persistere di una pratica arcaica – il pagamento del pizzo. Alcune imprese, anziché elevare lo standard di legalità e sicurezza, costringono i loro operai a pagare per lavorare, distorcendo il concetto stesso di meritocrazia e diritto al lavoro.
Nonostante le regolamentazioni e i controlli, emerge un quadro di contabilità parallele, dove il contributo previdenziale diventa il tallone di Achille per molti operai che, anziché vedersi riconosciuti i propri diritti, si trovano a navigare in un mare di illegalità. Le testimonianze raccolte parlano chiaro: la sicurezza è spesso un optional, e l’ombra del pizzo nell’edilizia salentina allunga le sue radici ben dentro la cultura lavorativa del settore.
Non tutto è perduto. Alcuni cantieri, soprattutto quelli gestiti da imprese con esperienze al Nord, dimostrano che un’edilizia rispettosa delle regole non è un’utopia. Ma il cammino verso la completa legalizzazione e sicurezza nel settore edile salentino è ancora lungo e irto di ostacoli.
La strada verso la guarigione passa per un impegno congiunto di imprese, lavoratori e istituzioni, per trasformare l’edilizia in un settore realmente al servizio della società.