Rinvio a giudizio immediato per Cosimo Calò, autore un anno fa del duplice omicidio del fratello e della cognata

A un anno esatto dal duplice omicidio del fratello Antonio e della cognata Caterina Martucci, il Gup del Tribunale di Brindisi, Simone Orazio, ha stabilito il rinvio a giudizio immediato, con l’accusa di doppio omicidio volontario, con le aggravanti della premeditazione e della circostanza che una delle vittime fosse un consanguineo, per l’85 enne Cosimo Calò. Il Gup ha rigettato la richiesta che il reo confesso sia sottoposto, come pure chiesto dal suo legale, ad una nuova perizia psichiatrica. Accolta invece la richiesta di costituzione di parte civile da parte della sorella della Martucci, Angela.
Il terribile fatto di cronaca risale alla sera dell’1 marzo 2023 e accadde a Serranova, minuscola frazione di Carovigno a ridosso del mare Adriatico, dove la coppia di anziani coniugi risiedeva da sempre, conducendo una vita estremamente semplice e appartata. Cosimo Calò raggiunse Serranova percorrendo i pochi km che la separano da San Vito dei Normanni, suo comune di residenza. A dimostrazione delle premeditazione dell’atto omicidiario, il fatto che egli ferì mortalmente il fratello appena questi gli aprì la porta di casa, come rilevato dalla consulenza medico-legale condotta sul corpo delle vittime. La mattanza proseguì poi con l’uccisione nella camera da letto della cognata, anche questa raggiunta dai colpi ravvicinati del suo fucile.
La confessione ed il movente
Una settimana dopo i fatti, Antonio Calò addossò su di sé la responsabilità del duplice omicidio, affermando davanti ai carabinieri della locale stazione che sua intenzione non era uccidere la coppia che risiedeva in località Serranova ma l’altro fratello, Carmelo, in virtù del fatto che addebitava a quest’ultimo la responsabilità di far confluire l’eredità di un altro fratello venuto a mancare due anni fa, sul conto di Antonio, il quale viveva con moglie in condizioni di povertà, con una magra pensione di nemmeno 500 euro. Perché mai allora dirigersi a casa di Antonio e Caterina, armato di fucile, uccidendoli con un azione brutalmente proditoria? Sempre nel suo verbale di confessione, Cosimo affermò che, dopo aver compiuto il duplice omicidio, rientrò a casa solo per poche ore per poi, di primissimo mattino, recarsi a casa dell’altro suo fratello, il 76enne Carmelo, ritenendolo «causa di tutti i suoi mali», intenzionato ad uccidere anche lui. Non riuscendo però a rintracciarlo, sarebbe rientrato a casa dopo circa un’ora.
Ad aggravare il quadro che configura la premeditazione, le sue dichiarazioni spontanee all’inviato di una delle televisioni che seguirono il caso, il giorno prima della sua confessione: “chi muore ucciso non ha mai ragione”, queste le sue parole. Ci pare davvero non servano particolari approfondimenti per dimostrare la volontarietà delle sue azioni.
Antonio Calò, dopo aver trascorso un periodo presso la casa circondariale di Brindisi, gode attualmente del beneficio, in virtù dell’età avanzata, degli arresti domiciliari presso la sua abitazione.