Agricoltori Pugliesi contro le politiche UE: la rivolta a Bruxelles

Centinaia di agricoltori pugliesi contro le politiche UE hanno marcato il loro passo a Bruxelles, esprimendo il loro dissenso contro le decisioni che rischiano di compromettere gravemente il settore agricolo italiano. Questa manifestazione, partita dalla stazione Luxembourg per raggiungere le vicinanze del Parlamento europeo, è stata una risposta diretta alle normative percepite come dannose per l’agricoltura nazionale.
Le politiche sotto accusa variano ampiamente, dalla questione delle insalate preconfezionate ai divieti sui cestini di pomodori, dall’inclusione degli insetti nella dieta alla valutazione negativa delle eccellenze italiane tramite il sistema Nutriscore.
Altre preoccupazioni sollevate includono le etichette allarmistiche sul vino, l’eliminazione della pesca a strascico, e l’importazione di grano trattato con metodiche proibite in Italia. Inoltre, il sistema di controllo UE è stato criticato per le sue lacune, che hanno permesso l’introduzione di materiale vegetale infetto, causando enormi perdite all’olivicoltura pugliese a causa della Xylella.
Guidati da Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, e Pietro Piccioni, direttore, gli agricoltori pugliesi contro le politiche UE hanno presentato un piano di azione che include la cancellazione dell’obbligo dei terreni incolti, la riduzione della burocrazia e il supporto finanziario per fronteggiare la crisi di liquidità, aggravata da tassi di interesse crescenti e da un contesto economico turbato da eventi climatici avversi e conflitti internazionali.
Le richieste avanzate mirano a una semplificazione delle norme ambientali e alla rimozione delle sanzioni per gli agricoltori per il 2024 e il 2025, riconoscendo le difficoltà imposte dalla realtà operativa delle campagne italiane, già sofferenti per l’aumento dei costi di produzione e la diminuzione dei prezzi di vendita.
Al di là della Politica Agricola Comune (PAC), Coldiretti ha sollecitato misure specifiche per affrontare la situazione economica critica dell’agricoltura, sottolineando la necessità di una maggiore flessibilità sugli aiuti di stato e proponendo l’uso dei fondi UE per l’emergenza ucraina per stabilizzare il mercato dei cereali e supportare i paesi in grave crisi alimentare.
Questa protesta non è solo una chiamata all’azione per il governo italiano e l’UE, ma anche un segnale dell’importanza vitale dell’agricoltura italiana non solo per l’economia nazionale ma per l’intero continente europeo.