Sanremo: Si ricominci da qui!
Cosa rimarrà della canzone italiana degli ultimi cinque anni di Sanremo tra cinquant’anni?
Quando ci interroghiamo sul futuro della canzone italiana emersa dagli ultimi cinque anni di Sanremo, ci troviamo a navigare in un mare di incertezze.
Il Festival della Canzone Italiana, che un tempo attraeva nomi internazionali di spicco come i Queen, i Depeche Mode, Bruce Springsteen, Whitney Houston, Madonna, U2, Michael Bublé, Elton John, David Bowie, Pavarotti, Kate Bush, Peter Gabriel, Paul McCartney, George Harrison, Wilson Pickett, Dionne Warwick, Shirley Bassey, Sacha Distel, Louis Armstrong, Stevie Wonder ed era conteso da televisioni di tutto il mondo, sembra oggi essersi identificato nel “Ballo del Qua Qua” cantato e ballato da Amadeus, Fiorello e Travolta.
Sanremo: Un nuovo Inizio sul palcoscenico italiano
Possiamo paragonare canzoni che hanno superato oltre mezzo secolo di storia e vengono cantate ancora oggi, di artisti come Mina, Battisti, Bocelli, Patty Pravo, Rino Gaetano, Vanoni, Gino Paoli, Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, a quelle degli ultimi cinque anni, che durano quanto una sigaretta?
Negli ultimi quarant’anni, a partire da quando, alla metà degli anni settanta, facevo radio nelle prime emittenti libere che nascevano nel Sud Italia e il presidente dell’allora Associazione Italiana DJ si chiamava Renzo Arbore.
Ho organizzato eventi che mi hanno portato a lavorare a stretto contatto con artisti italiani di grande calibro che hanno fatto la storia della canzone italiana, tra questi: Giorgia, Patty Pravo, Fabio Concato, Gerardina Trovato, Ivana Spagna, Mango, Fred Bongusto, Califano, Mietta, Riccardo Fogli, Marcella Bella, Fausto Leali, Anna Tatangelo, Luca Barbarossa, Ron, Toto Cutugno, Michele Zarrillo, Enrico Ruggeri, Peppino Di Capri, Memo Remigi, Matia Bazar, Alex Baroni, Antonella Ruggiero, Alessandro Baldi, gli Stadio, Marco Masini e tanti altri dei quali ho perso il conto.
Tutto questo mi ha consentito di osservare da vicino l’evoluzione, o per alcuni, l’involuzione del Festival di Sanremo, trasformandosi da un evento con respiro internazionale a una celebrazione prettamente domestica, tale da sembrare un minestrone privo d’identità.
Non so se prevale la canzone, la comicità, l’abbigliamento che nulla ha a che vedere con l’Italian Style, o lo show business al servizio delle case discografiche.
Da Sanremo in poi: ripartire con la musica italiana
Il palco di Sanremo è stato testimone di esibizioni indimenticabili che hanno elevato la manifestazione a farla diventare un evento di risonanza mondiale.
E poi c’è il presente, con un’ironica inclinazione a momenti che difficilmente potranno rivendicare lo stesso impatto culturale dei loro predecessori.
Chi avrebbe mai immaginato, per esempio, che il palco che un tempo ospitava le leggende della musica si sarebbe trasformato nella pista da ballo per “Il Ballo del Qua Qua” di Travolta, Amadeus e Fiorello o che in sala stampa i colleghi giornalisti, un attimo prima giudici, si trasformassero in fans sfegatati?
Sanremo: Punto di partenza per il futuro musicale italiano
Questi episodi, seppur divertenti, sottolineano il netto contrasto tra il passato illustre e il presente a tratti grottesco del festival, evidenziando una ricerca di attenzione che si discosta dalle radici artistiche che hanno reso Sanremo grande.
Guardando al futuro, la speranza è che il Festival possa ritrovare la sua strada verso l’internazionalità e l’eccellenza.
L’idea di affidare il testimone a volti nuovi e freschi, quali Alessandro Greco, con esperienza simile a quella di Amadeus, Laura Chiatti e Checco Zalone, potrebbe infondere nuova vita in un format che mostra evidenti segni di stanchezza.
Sanremo può ripartire dalla Puglia
Certo, si puo’ ripartire dalla Puglia che quest’anno sarà sotto i riflettori internazionali con il G7, insieme a tre grandi personaggi che rappresentano la bravura e la competenza discografica, la bellezza e l’esilarante comicità.
Aggiungerei alla lista anche un altro rappresentante pugliese, sebbene Laura Chiatti sia originaria dell’Umbria ma può essere considerata pugliese per aver recitato in numerosi film girati in Puglia, dimostrando una perfetta padronanza del dialetto barese: Angelo Mellone, direttore del pomeriggio RAI, che ha notevolmente aumentato gli indici di ascolto grazie alla sua propensione per idee innovative che si sono rivelate di successo.
Ironia della sorte, è proprio Zalone, con la sua verve comica, a incarnare la speranza di un Sanremo che riscopra l’arte di intrattenere senza scadere nel banale o nell’eccessivamente prevedibile.
L’edizione che verrà dovrebbe essere un crocevia, un momento di riflessione profonda su come reinventare il format senza perdere l’anima che lo ha reso un pilastro della cultura musicale.
La sfida sarà quella di bilanciare innovazione e tradizione, attirando nuovamente artisti di calibro internazionale che possano ispirare e essere ispirati da questo storico palcoscenico.
Un festival che faccia dimenticare presto gli ultimi cinque anni come in passato ci si dimenticò immediatamente delle canzoni dei Jalisse e di Mino Vergnaghi che, pur vincendo il festival, tornarono ben presto nel dimenticatoio.
Il Festival di Sanremo ha il potenziale per essere nuovamente una vetrina della migliore musica italiana e un ponte verso l’industria musicale globale.
Perché, tra cinquant’anni, ciò che speriamo di ricordare non sono i momenti di leggerezza effimera, ma le canzoni che, come quelle di Modugno o dei grandi ospiti internazionali del passato, hanno il potere di attraversare le generazioni e diventare parte del tessuto culturale universale.
Il Festival di Sanremo: La svolta che riaccenda la musica italiana
La strada da percorrere è ardua, ma la storia di Sanremo insegna che, anche nei momenti di crisi, la musica può sorprendere, innovare e unire.
Sarà interessante vedere quale melodia suonerà per il festival nel futuro.