Avvisi di garanzia per quattro responsabili del cantiere stradale nel comune di Melendugno dove morì una coppia di motociclisti.

Il 17 luglio 2022 si registrò un gravissimo incidente sul lungomare di San Foca, marina di Melendugno, a causa del quale una coppia, in sella ad una potente moto Ducati, perse la vita sul colpo. Si trattava dei leccesi Antonio Carlà, 46 anni, alla guida della moto, e Sara Rollo, di 43. Il lungomare era interessato in quel periodo da lavori di manutenzione, con l’inserimento di un pista ciclabile che restringeva improvvisamente la carreggiata stradale. Carlà non conosceva evidentemente l’insidia, o non la considerò adeguatamente, tanto è vero che la moto andò a sbattere sul cordolo della pista, facendogli perdere ovviamente il controllo del mezzo. I due motociclisti, andarono a sbattere contro un palo della segnaletica stradale, morendo sul colpo.
Dopo una perizia che il pm Alessandro Prontera ha affidato all’ingegnere Lelly Napoli, sono giunte quattro avvisi di garanzia, per “omicidio stradale”, all’ex comandante della polizia locale Antonio Nahi; al responsabile degli uffici Tecnici, Salvatore Petrachi, a Mauro Fasiello, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza della pista ciclabile e a Maria Grazia Saracino, legale rappresentante dell’impresa edile a cui l’Amministrazione comunale aveva affidato l’intervento di riqualificazione del lungomare. A tutti e quattro gli indagati, nei rispettivi ruoli di incaricati tecnici, si contesta sostanzialmente di non avere messo in sicurezza il cantiere in corso, specialmente con adeguata illuminazione nelle ore serali, di non aver inserito cartelli che indicassero la riduzione della carreggiata stradale, di aver omesso di valutare i rischi ai quali un tale restringimento della carreggiata avrebbe potuto esporre l’utenza.
Tuttavia, la perizia dell’ingegnere Napoli ha avuto modo di dare quello che, nel caso di sinistro stradale fra due veicoli, si chiamerebbe un “concorso di colpa”. Il guidatore della moto infatti, Antonio Carlà, viaggiava ad una velocità molte oltre i limiti consentiti dal fatto di essere una strada comunale, attorno ai 110 km orari, e comunque assolutamente non compatibile con la particolare conformazione che la strada assumeva in quel tratto, peraltro in una serata estiva, con persone in giro anche a piedi, assumendosi quindi anche il rischio di investire dei pedoni.
Per di più il Carlà si apprestava ad immettersi nel tratto a carreggiata ristretta dopo aver effettuato il sorpasso di un mezzo, con ciò limitando ulteriormente le proprie possibilità di controllare la moto. Tale condotta tanto spregiudicata, purtroppo comune a tantissimi motociclisti che percorrono le arterie stradali credendo di avere a che fare con le piste de gara, dotate di larghissime vie di fuga, dimostrandosi incoscienti rispetto ai tanti ostacoli fissi che invece esse presentano, ne ha cagionato quindi il tragico incidente.