Gambizzato Teodoro Greco: Arrestate presunte figure di spicco della mafia di Japigia

Undici anni dopo il violento agguato subito da Teodoro Greco, il caso è tornato alla ribalta con l’arresto di Eugenio Palermiti, considerato il presunto mandante dell’attacco. L’uomo, noto anche come “U Nonn”, è stato fermato dagli agenti della squadra mobile della Questura di Bari.
Il reato di concorso in lesioni personali, violenza privata e atti persecutori aggravati dal metodo mafioso viene attribuito a Palermiti, già condannato per fatti di mafia in via definitiva legati ad operazioni come “Blue Moon”, “Fourth” e “Five”. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale del capoluogo, Giuseppe De Salvatore, ha ordinato il suo ritorno in carcere in base alle accuse.
Le indagini, coordinate dall’Antimafia di Bari e condotte dai detective del primo dirigente Filippo Portoghese, sono state supportate dalle testimonianze di tre collaboratori di giustizia, tra cui spicca Domenico Milella, conosciuto come “U’ Gnor”. Milella ha fornito dettagli sul giorno dell’agguato, avvenuto il 20 novembre 2013, confermando la presenza di Filippo Mineccia in viale Japigia per attaccare Greco.
Secondo le dichiarazioni di Milella, lui e Mineccia erano a bordo di uno scooter T-Max rubato e indossavano caschi da motociclisti. Milella avrebbe sparato un colpo di pistola alle gambe di Greco, seguito da altri colpi sparati “dall’altro lato, più dietro”, con l’intento di spaventare la vittima come ordinato da Palermiti.
L’aggressione avrebbe avuto luogo perché Greco si era allontanato da Palermiti, suscitando il suo malcontento per essere stato “dimenticato” dai “vecchi amici”. Milella ha riferito che Palermiti avrebbe cercato di far ricadere la colpa su Eugenio Fortunato, sfruttando tensioni preesistenti tra quest’ultimo e Greco.
Gli inquirenti sostengono che Palermiti sia anche responsabile di atti persecutori e violenza privata nei confronti di tre aspiranti collaboratori di giustizia e dei loro familiari, con l’obiettivo di ottenere la ritrattazione delle loro dichiarazioni e l’allontanamento forzoso dalle loro abitazioni.
L’arresto di Palermiti getta nuova luce su un caso che ha scosso la comunità di Japigia undici anni fa, sottolineando l’importanza delle testimonianze dei collaboratori di giustizia nel smascherare le attività criminali e nell’assicurare la giustizia per le vittime di reati di matrice mafiosa.