Il Movimento spontaneo agricoltori salentini marcia oggi ed in presidio di protesta a Lecce

L’onda delle proteste degli agricoltori, e degli allevatori, raggiunge anche la periferica punta d’Italia, terra d’altronde che da sempre vive di agricoltura. Partito da Germania e Francia, sceso lungo lo Stivale toccando Bari venerdì scorso, sono da oggi, e fino al prossimo venerdì, gli agricoltori del Salento a far sentire la loro voce potente.
Dalle ore 10, centinaia di mezzi, agricoli e non solo, numerosi e nutriti cortei, a giudicare dalle immagini, provenienti dal sud come dal nord Salento, stanno convogliando su Lecce: obiettivo zona “Settelacquare”, largo Vittime del Terrorismo, dove si terrà la concentrazione dei manifestanti. Da lì, nel primo pomeriggio, essi si divideranno in due gruppi, per formare due corrispettivi presidi di protesta presso i due più significativi centri commerciali dell’hinterland leccese: quello di Cavallino e quello di Surbo, dove i presìdi resteranno attivi per alcuni giorni.
Ma quali sono le ragioni di questa grande manifestazione?
Ecco, potremmo racchiuderle in quattro grandi NO:
- NO alla nuova Pac, ovvero il documento di Politica agricola comune, adottato a partire dallo scorso anno. Un documento partorito tanto ponderosamente da contenere al suo interno, pensate un po’, 3645 pagine, frutto di una a dir poco laboriosa trattativa fra UE, Stati e regioni, volto a dettagliare fino alle virgole, anzi, fino all’ultimo filo d’erba di un campo, quanto e come produrre, cosa seminare e come innaffiare.
- NO al Green Deal, che letteralmente significa “accordo verde”, e che non è altro che l’ideologia che tiene insieme non solo tutto il Piano, ma anche le politiche comunitarie propagandate come un mantra negli ultimi anni, sull’ecosostenibilità della produzione e sulle politiche ambientali, che hanno avuto un’accelerata con il conflitto russo-ucraino e con lo stesso PNRR che, ricordiamo, mette al centro soprattutto due tipi di investimento, quelli sulla digitalizzazione e quelli sull’ambiente. Ad esempio, l’Europa impone l’abbattimento del 65% dell’uso dei fitofarmaci entro il 2030, ma senza quei prodotti si rischia un drastico calo della produzione agricola, senza che poi l’UE faccia nulla per bloccare le importazioni provenienti da Paesi che invece ai fitofarmaci continuano a fare liberamente ricorso. O ancora lo stop all’utilizzo della benzina agricola.
- NO alle farine d’insetti, anch’esse propagandate come qualcosa che può nutrirci come la farine cerealicole ma facendo del “bene all’ambiente”, per le quali l’UE ha chiesto agli Stati membri, al solito tafazzianamente, di trovare posto negli scaffali dei diversi supermercati.
- NO alla carne sintetica, per le stesse ragioni di cui sopra, senza mettere in discussione le del tutto legittime, e in parte condivisibili, ragioni dei vegetariani.
Questo in sintesi il succo di una protesta che affraterna coltivatori e allevatori di tutta Europa. Si tratta di un movimento spontaneo, che ha di significativo soprattutto la lotta contro un dirigismo autolesionista che l’Unione Europea sta continuando a imporre a se stessa: lo ha fatto con i motori elettrici, che dovrebbero diventare obbligatori sulle automobili immatricolate dal 2035, lo ha fatto sulle “case verdi”. Lo fa in agricoltura, o prova a farlo, senza voler riconoscere che la salvaguardia dell’ambiente è messa sotto minaccia semmai dai grandi inquinatori (India, Cina, USA) e dalle loro industrie.
Concludiamo con una nota d’ironia: chi rovescia sul vetro che protegge la Gioconda una zuppa di non sappiamo cosa, per citare l’ultimo caso eclatante dei giovani in lotta per l’ambiente, crediamo non abbia in simpatia i lavoratori in protesta quest’oggi a Lecce.