CGIL e Confindustria Puglia a confronto sulle tematiche del lavoro.

Questa settimana la CGIL regionale ha organizzato un convegno dal titolo “Come sta il lavoro?”, cui hanno preso parte il segretario regionale dell’organizzazione sindacale, Gigia Bucci, e Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia. Alla domanda è difficile dare una risposta univoca perché, leggendo i dati alla luce delle dottrine economiche liberiste, nel pieno dell’era dell’economia terziarizzata che attraversiamo, si potrebbe anche fornire una risposta di segno ottimistico mentre, se dovessimo interpretare quegli stessi dati secondo un’impostazione che abbia al centro la dignità del lavoro, ci sarebbero pochi elementi per festeggiare.
Nella regione Puglia, nel 2023, sono stati attivati 592 mila rapporti di lavoro, ma neppure il 7% dell’ammontare complessivo riguarda lavori a tempo indeterminato, mentre il 93%, corrispondente a più di 550 mila di quei contratti, sono stati a breve termine. Di questi, 188 mila sono stati contratti di massimo un mese, 100 mila fino a tre mesi e 150 mila superiori ai tre mesi.
Non che altri dati siano più entusiasmanti: il 23% dei cittadini pugliesi vive in condizione di povertà relativa, guadagna cioè solo il necessario per vivere, mentre il 7% vive in condizioni di povertà assoluta. Anche quest’anno poi, 30 mila cittadini pugliesi, sono emigrati in un’altra regione o anche verso l’estero, l’equivalente di un comune come Ostuni, Manduria o Nardò. Questo dato, unito al persistente “inverno demografico”, lancia prospettive inquietanti sul futuro: nel 2040 vivrà in Puglia il 69% dei giovani fra i 18 ed i 21 anni residenti attualmente.
Le valutazioni dei due massimi rappresentanti del sindacato e dell’associazione imprenditoriale non si discostano infatti dal sottolineare la scarsa qualità del lavoro che viene contrattualizzato. Dice la segretaria della CGIL: “Oltre il 90% dei rapporti di lavoro che si attivano sono precari e prevalgono settori a basso valore aggiunto, in primis agricoltura e terziario, oltre una forte intermittenza e stagionalità che trascina ancor più verso il basso i salari. La condizione per cui oggi si è poveri anche lavorando è diffusa e dovrebbe essere la prima emergenza che la politica dovrebbe affrontare. Invece abbiamo un governo che taglia le risorse di sostegno ai redditi, precarizza ancor di più il mercato del lavoro liberalizzando voucher, tempi determinati e somministrazione”.
Lo stesso Fontana, pur rilevando come in Italia i posti di lavoro siano aumentanti grazie all’eliminazione del Reddito di Cittadinanza, ma anche, nello specifico, il dato positivo per il quale la Puglia è la prima regione del sud per nuovi contratti, “al positivo dato quantitativo non corrisponde un mercato del lavoro dinamico da un punto di vista qualitativo. Oggi giorno perdiamo importanti quote di capitale umano: giovani competenti che preferiscono trasferirsi altrove e donne che non lavorano, per le quali esiste un problema specifico: è più semplice essere una lavoratrice a Bologna, dove ci sono asili nido e un servizio di welfare molto più avanzato. Una perdita enorme di ricchezza perché il lavoro crea ricchezza, abbiamo necessità di politiche attive, diventando attrattive per le nostre risorse umane”.